sabato 14 settembre 2013

PER LA FIFA IL GOLPE IN CILE NON E’ MAI AVVENUTO: OGGI, COME GIA’ NEL ’73, L’ORGANO SUPREMO DI CONTROLLO DEL CALCIO FA GIOCARE LA PARTITA DI QUALIFICAZIONE AI MONDIALI. MA E’ TUTTO LO SPORT, ORAMAI, AD ESSERE SCHIAVO DEL BUISINESS




A riprova di come il mondo del calcio, e dello sport in genere, siano essenzialmente inseriti nel sistema capitalistico e le istituzioni che li governano rispondano ad interessi squisitamente finanziari e, in quest'ottica, non abbiano un briciolo di umanità. E, mi sia consentito, di come l’URSS, pur con tutte le sue storture, fosse un baluardo contro la globalizzazione, oramai trionfante!
Ieri sera, mentre guardavo il film di Andrès Woo, "Machuca" -tenero racconto sui giorni che precedettero immediatamente il golpe cileno, visto con gli occhi di due bambini, uno ricco e borghese, l'altro povero e indio- sul finale, che si svolge ovviamente quando il criminale Pinochet è già a capo della Junta, viene inquadrato un giornale, sulla cui prima pagina campeggia questo titolo: "La FIFA dichiara che la vita in Cile si svolge normalmente". Finito il film, incuriosito e sgomento -il secondo sentimento era senz'altro più intenso del primo- mi siedo al Pc per scoprire a cosa volesse far riferimento il regista, con quell'inquadratura del quotidiano. Ebbene, scopro che la FIFA -cosa che mi era ignota- nel 1973, anno del golpe, mantenne in calendario lo scontro tra il Cile e l’Unione Sovietica, da disputarsi all’Estadio Nacional di Santiago del Cile, nonostante quello stadio fosse stato trasformato, dai militari, a partire dall'11 settembre, in un campo di concentramento e tortura.
In pratica, quell'anno, la nazionale cilena si giocò –nientemeno che contro l’Unione Sovietica– il ripescaggio ai Mondiali del ‘74, organizzati dalla Germania Ovest. Il 26 settembre ‘73, la partita di andata, giocata nello stadio “Lenin” di Mosca, era finita 0 a 0, rendendo così decisivo il ritorno, previsto per il 21 novembre all’Estadio Nacional di Santiago del Cile, casa dell’Universidad de Chile e adibito, in quei giorni, come è noto, a campo di concentramento e tortura per diverse migliaia di cileni. Una commissione della FIFA fece, allora, un sopralluogo allo stadio, decretandone l’ottimo stato del prato e approvando quindi il regolare svolgimento della partita. L’Unione Sovietica, che dopo il golpe aveva rotto le relazioni diplomatiche con il Cile, disertò l’evento che, paradossalmente, ebbe luogo ugualmente, con una sola squadra in campo, circa 18.000 persone sugli spalti e alcune migliaia di sequestrati spostati, momentaneamente, dallo stadio in diverse sistemazioni alternative e temporanee. 
In quel calendario perpetuo che è il suo ultimo libro "Los hijos de los días" (I figli dei giorni), Eduardo Galeano ricorda così «la partita più triste della storia»: «I prigionieri furono spostati e le massime autorità del futból mondiale ispezionarono il campo, prato impeccabile, e diedero la loro benedizione. La nazionale sovietica si negò a giocare. Assistettero diciottomila entusiasti, che pagarono il biglietto e festeggiarono il gol che Francisco Valdés segnò nella porta vuota. La selezione cilena giocò contro nessuno».
Insomma, la FIFA e le diplomazie mondiali preferirono quella macabra farsa, anziché denunciare quanto stesse accadendo in Cile, con centinaia di persone già morte nei giorni successivi all'instaurazione della dittatura fascista. Farsa che si ripeterà, del resto, anche in occasione dei mondiali nell' Argentina del 1978, anch'essa divenuta, dal '76, terra martoriata sotto il giogo della Junta militare di Videla. E d'altronde, di che meravigliarsi? Quelle feroci dittature erano state volute e finanziate, in primo luogo, da USA e Gran Bretagna -Reagan e Thatcher ne erano la criminosa incarnazione- baluardi della "democrazia occidentale"!
Ma la FIFA è recidiva. Nei giorni scorsi, infatti, la Federación de Fútbol de Chile aveva chiesto ufficialmente di rinviare la partita, prevista per martedì 11 settembre e valida per le qualificazioni ai Mondiali di Calcio del 2014 in Brasile, in quanto ennesimo anniversario del golpe militare che, nel 1973, mise fine al governo socialista democraticamente eletto di Salvador Allende. La FIFA, in risposta, appellandosi all’equità sportiva, ha fatto sapere che la partita non sarebbe stata rinviata, per non alterare il calendario delle eliminatorie dei Mondiali del 2014, stabilito precedentemente. Tutto ciò, è inutile sottolinearlo, in spregio di quei valori che dovrebbero rappresentare le fondamenta stesse dello sport: valori che, da tempo, sono invece divenuti mere figure retoriche della squallida propaganda di Potere.
Quel Potere –finanziario, politico, mediatico- che vorrebbe farci guardare allo sport come volano di pace, fratellanza e unione tra i popoli e gli uomini e che, al contrario, è essenzialmente garante, anche attraverso lo sport stesso, di quell’economia di mercato grazie alla quale, oggi, le società di calcio –e non solo- sono quotate in borsa e gli sponsor dettano le loro regole disumanizzanti. Regole che hanno mutato, nel corso del tempo e profondamente, il codice genetico del calcio e dello Sport in generale, trasformandoli, sempre più, in uno sporco affare miliardario e in un nuovo strumento di controllo, manipolazione e distrazione della coscienza di massa e di Classe!!!