venerdì 5 luglio 2013
L’EGITTO E LA FARSA DEMOCRATICA…TRA PASSATO E PRESENTE
Nell’articolo/intervista dal titolo “E’ stato un anno di farsa democratica”, pubblicato nei giorni scorsi da “Il Manifesto” –e che invito a leggere con attenzione- l'economista e filosofo egiziano Samir Amin spiega, con chiarezza di analisi, quali siano le vere ragioni economico-finanziarie che stanno determinando il destino politico dell'Egitto, come di gran parte dei paesi del Medio Oriente, compresa la Siria. Ragioni che ben poco hanno a che fare con le motivazioni religiose, utilizzate da Morsi al solo scopo di ottenere una sorta di dittatura della maggioranza e mano libera nell'adozione di decisioni economiche cruciali –l’obiettivo sarebbe costruire una teocrazia sul modello iraniano, creando un consiglio costituzionale di ulema in grado di controllare esecutivo, parlamento e sistema giudiziario- nonché addotte dai media internazionali, debitamente manipolati, per spiegare la crisi. Dietro a tutto invece, come sempre, l’inquietante ombra dei mercati e del business, e dunque la longa manus statunitense, del Fondo Monetario Internazionale e dei paesi UE -per non parlare di Israele, ovviamente, supervisore del Capitale nella regione- i cui principali garanti sono quei militari che, ipocritamente, ora si schierano con il popolo contro Morsi, ma che appena un anno fa sostenevano proprio l'attuale presidente, contro Mubarak e soprattutto contro il candidato nasserista Sabbahi, sconfitto principalmente con la frode. Una casta, quella militare, foraggiata da USA e lobby finanziarie che, attraverso essa, mirano alla tutela dei loro sporchi interessi, legati principalmente al petrolio e al traffico di armi.
Staremo a vedere, dunque, quali saranno gli ulteriori sviluppi della crisi ma, a ben guardare, possiamo dire che sta consumandosi, in questi giorni, in Egitto, l'ennesima farsa. Una farsa messa su nel nome di una democrazia da operetta, subordinata all’imperante ideologia del mercato e alle regole inumane del capitalismo finanziario, e il cui nome/simbolo, sbandierato sulle televisioni e i giornali di mezzo mondo, è divenuto, ormai, un abito adattabile a qualunque circostanza. Parola/Puttana, gestita dai magnacci dei media e svenduta al soldo del miglior offerente!
CONTIGUITA’ TRA PASSATO E PRESENTE.
Per delineare un quadro più chiaro di continuità storica, è bene ricordare che il filocomunista Nasser nazionalizzò, nel 1956, il canale di Suez per recuperare appieno l'indipendenza economica dell'Egitto dall'occidente capitalista, andando così a colpire però, pesantemente, gli interessi anglo-francesi. Le due potenze europee -fino ad allora proprietarie della Compagnia del Canale- risposero immediatamente a quella che ritenevano un’indebita ingerenza nei loro affari –è tipico dell’Occidente capitalistico considerare di sua proprietà ogni fazzoletto di terra che dia risorse economiche- organizzando un'operazione militare congiunta contro l'Egitto, alla quale si unì, ovviamente, Israele cui Nasser aveva deciso di impedire il transito attraverso il canale stesso. La crisi si concluse quando l'URSS minacciò di intervenire al fianco dell'Egitto e gli Stati Uniti, temendo l'allargamento del conflitto, costrinsero inglesi, francesi ed israeliani al ritiro. Nonostante ciò, nulla fu fatto per impedire a Israele di realizzare il suo progetto malgrado il suo esercito, guidato dal generale Moshe Dayan, avesse proseguito nella sua rapida avanzata dopo l'ordine dell'ONU di cessate il fuoco fra le parti. Dopo la Crisi di Suez, Nasser prese sempre più le distanze da Washington, rifiutando di entrare a far parte di uno schieramento anti-sovietico incentrato sul Patto di Baghdad composto da Iraq, Turchia, Iran, USA e Gran Bretagna, cui gli USA replicarono creando gravi difficoltà per il necessario finanziamento, da parte del Fondo Monetario Internazionale, al progetto, esposto fin dal 1952, di costruire una diga (Alta Diga di Aswān) sul fiume Nilo, che avrebbe garantito l'autosufficienza energetica al paese. Nasser si rivolse allora all'Unione Sovietica, con cui mantenne, da quel momento, rapporti economici. Inoltre, sempre per chiarezza di visione storica, va detto che, in politica interna, Nasser si oppose duramente ai Fratelli Musulmani, di cui è oggi esponente Morsi.
P.S. In merito alla coincidenza, da me precedentemente adottata, tra le parole Democrazia e Puttana, chiarisco: chiedo scusa alle puttane, quelle vere, serie, da marciapiede, cui va tutta la mia stima e tutto il mio sostegno morale. Mi sembrava una precisazione dovuta!
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