Rothko Chapel
sabato 3 maggio 2014
LA SINISTRA? QUELLA DI PD E SEL. DI ICHINO E DI BIAGI
Quando qualcuno, riferendosi alla mia collocazione politica, mi dice che sono di sinistra, il più delle volte, oramai, m'incazzo e preciso: sono marxista o, se preferisce, comunista.
La discriminante, parliamoci chiaro, sta proprio nel valore semantico, che quel significante “sinistra” ha assunto, contestualmente al momento storico che ci troviamo a vivere. La sinistra, oggi, è -non solo in Italia, ben inteso- socialdemocratica e liberale. Insomma, una sinistra all'americana. Per me, dunque, marxista e comunista, un'aberrazione linguistico-concettuale.
Una volta, a sinistra, nel parlamento italiano, sedevano PCI, DP, PDUP. E poi, per venire ad anni più recenti, Rifondazione e PDCI. Potevi certamente criticarli e non essere d'accordo con loro, sulla conduzione strategica della lotta al capitale, ma almeno sapevi, in larga parte, cosa fossero. Questi, oggi, quando va tutto bene, sono dei socialdemocratici spuri, dei keynesiani a metà. Altrimenti, sono dei veri e propri liberal-liberisti. Cos'è il PD? Cos'è Ichino? E cos'era –sceverando da inutili e falsi moralismi- il vero affossatore della classe operaia e lavoratrice italiana: quel Marco Biagi, cui dobbiamo la più reazionaria riforma del lavoro e che viene, anche per questo, celebrato come eroe dalla classe borghese?
Tempo fa, Alberto Franceschini, uno dei primi capi storici delle B.R. disse: «Quando scendevamo in piazza, il nostro nemico principale era il PCI ed il suo servizio d'ordine, non i fascisti. Oggi, però, devo riconoscere che, se non ci fosse stato quel PCI, noi non avremmo potuto fare quello che abbiamo fatto». Al netto delle valutazioni storiche e morali, che qui non interessano e non intendo fare, credo che Alberto volesse dire che il PCI aveva creato quel brodo di coltura che permise, poi, a gruppi extraparlamentari come AUT.OP, Potere Operaio, Avanguardia Operaia, Lotta Continua ed, infine, ai gruppi della Lotta Armata, Brigate Rosse in testa, di nascere, svilupparsi, raccogliere consenso e aggregare soggettività intorno all'idea e al sogno della Rivoluzione. Sogno rivoluzionario che, per la verità e sempre per parlar chiaro, all’indomani del secondo conflitto mondiale, i partigiani comunisti, che avevano combattuto contro il nazifascismo, si aspettavano sarebbe iniziato, ma che poi, proprio il PCI di Togliatti -dipendente dalle scelte strategiche e geopolitiche di Mosca ed in virtù degli accordi di Yalta- non consentì di realizzare, finendo per tradire le aspettative di tanti contadini, operai e proletari che erano andati in montagna a combattere, non solo contro la belva nazifascista, ma con l’illusione, tale si rivelò, di costruire una società comunista.
Ciò precisato, riconosco tuttavia che, quanto dichiarato da Franceschini in merito al ruolo, quantomeno culturale, giocato dal PCI, è sicuramente corretto: se non altro dal mio modestissimo punto di vista. Del resto, Rossana Rossanda, in pieno sequestro Moro, riferendosi proprio alle B.R., parlò giustamente di «album di famiglia della sinistra italiana», attirandosi le ire, ingiustificate e, per me, ingiustificabili, della classe dirigente di Botteghe Oscure. Classe dirigente che, come ha dichiarato la stessa Rossanda, temeva, a partire da Berlinguer: «che quando li avessero presi, qualcuno di questi brigatisti si sarebbe rivelato davvero uno del Pci, che so io, segretario di sezione di chissà dove. Ed era un timore assurdo, perché io conoscevo bene quel partito e sapevo che qualsiasi velleità insurrezionale era stata sepolta da Togliatti praticamente subito. Mai presa in considerazione alcuna ipotesi rivoluzionaria nel Pci del dopoguerra».
Tutto questo, però, accadeva più di trent’anni fa, quando ancora, a sinistra, ci si poteva dividere su questioni fondamentali come, ad esempio, la strada da seguire per giungere all’instaurazione del comunismo e di una società in cui Libertà, Giustizia sociale ed Uguaglianza fossero i valori fondamentali. In sostanza: strada democratica e parlamentare o rivoluzione?
Oggi, invece, abbiamo il PD e SEL. Il riformatore del mercato del lavoro, Pietro Ichino, e il commemorato e celebrato Marco Biagi. Insomma, la fine delle illusioni. Il deserto culturale della sinistra. Altro che Lotta Armata e Rivoluzione. Il paradiso dei padroni ha sbattuto, da tempo, le sue porte in faccia alla classe operaia!
Iscriviti a:
Commenti sul post (Atom)
Nessun commento:
Posta un commento