Santità,
parlando della povertà, Lei ieri ha dichiarato, in un’intervista al Messaggero: "I comunisti ci hanno derubato la bandiera. La bandiera dei poveri è cristiana. La povertà è al centro del Vangelo. Marx non ha inventato nulla". Mi permetta di dirLe, Egregio Santo Padre, che questa è un’affermazione quanto meno azzardata, tanto sul piano storico-filosofico, quanto su quello della decenza etica. Certe cose, in bocca a Lei, non sta bene sentirle. E Le vorrei spiegare il perché di questa mia perentoria, e solo apparentemente irriguardosa, affermazione.
Dunque, a parte le Sue implicazioni con la dittatura di Videla; a parte il vergognoso e corrivo silenzio da Lei adottato sui crimini commessi, all’epoca, dalla junta argentina, quando non ha addirittura Lei stesso denunciato, ad essa, alcuni sacerdoti -seguaci della Teologia della Liberazione- che le si opponevano: comportamenti che Le hanno procurato il giustificatissimo ed orgoglioso sdegno delle Madri di Plaza de Mayo, ma perfettamente il linea con quella vile ambiguità che, da sempre, ha contraddistinto la chiesa cattolica, collusiva con ogni Potere che non ne ostacoli l’operato, anche se nazifascista; a parte l’appoggio di Giovanni Paolo II a tutte le dittature militari e fasciste in Sud America e la sua politica dichiaratamente anticomunista; ma parlare di furto della bandiera della povertà ad opera dei soliti comunisti, da parte Sua e del Vaticano, non Le sembra, mi perdoni l’irriverenza, grottesco, nonché suonare un po’ come una presa per i fondelli, proprio di quei poveri che Lei dice di voler difendere? Come li difenderebbe la Chiesa, se è lecito? Godendo di privilegi e ricchezze? Stringendo alleanze con massoneria, mafia e dittature fasciste? Riciclando denaro sporco attraverso il pio Istituto Opere Religiose (IOR)? Non pagando le tasse? O facendosi finanziare scuole e cliniche private costosissime, come l’Ospedale San Raffaele di Milano, finito al centro di note vicende giudiziarie, a causa delle quali si tolse addirittura la vita Mario Cal, storico braccio destro di don Verzè?
Siamo onesti, Santità: voi cattolici avete sempre consigliato ai poveri di tacere, pregare e di affidarsi al buon dio e a madama Provvidenza. O,nel migliore dei casi, alla Caritas, come Lei stesso ha coerentemente affermato. Piissime illusioni, ammannite con la minaccia della condanna eterna agli inferi. Intanto, però, Santa Romana Chiesa proliferava e prolifera, laidamente, proprio all’ombra di quella miseria; si alleava e si allea con tutte le classi dominanti, che le consentano di tutelare i propri ingenti profitti e di conservare il proprio enorme potere, spirituale ma anche temporale; ed è stata per secoli, essa stessa, uno stato colonialista, sfruttatore della manodopera dei fedeli e carnefice tra i più sanguinari. Basta considerare cosa fece in America Latina ed in Africa dove, per evangelizzare e civilizzare le popolazioni indigene e pagane, divenne autrice di massacri atroci, ancorché servendosi di mani altrui. Ovviamente, sempre nel nome di quel dio bianco e “grondante” bontà . Mi consenta di dirLe, Ottimo Padre, che semmai Gesù Cristo avesse la ventura di risorgere ai nostri giorni, vedendo la di Lui Chiesa cosa è stata capace di fare, nei secoli, e cosa continua a fare, credo che stavolta non si limiterebbe a cacciare i mercanti dal tempio. lo incendierebbe, quel Tempio. Gesù, com’è noto, non era personcina tranquilla e comprensiva, quando lo facevano incazzare. Dubito, però, che il Redentore, nella sua onniscienza, desideri immolarsi nuovamente per uomini che, in suo nome, hanno compiuto le peggiori nefandezze, stravolgendo, tra l’altro, il senso del suo messaggio evangelico.
Ma torniamo alla questione principale, Santità. Marx ed il Comunismo -portatori di quei rossi vessilli tanto invisi al cristianesimo ed al cattolicesimo reazionario, di cui Lei, Gentilissimo Padre, sembra essere degno esponente, malgrado la propaganda vaticana e massmediatica voglia darci ad intendere il contrario- ai poveri hanno sempre consigliato di studiare, pensare, prendere coscienza di sé stessi e della loro storica condizione di classe e di subalternità, di non tacere, di opporsi a chi ha sempre cercato, per i propri biechi interessi economici, di ridurli in schiavitù, di non lasciarsi strumentalizzare ed indebolire dalla religione e, come logica conseguenza di tutto ciò, di fare la Rivoluzione contro i padroni. Non sarà un inno al pacifismo, ne convengo, ma certamente suona meglio della sublime ipocrisia buonista del Vaticano, dietro cui la Sua Chiesa, Santità, ha celato e cela crimini orribili. Non ultimo, la pedofilia dilagante ed opportunamente occultata dalle gerarchie dominanti in San Pietro. AI poveri e ai popoli affamati non si possono dare in pasto preghiere e rosari. Bisogna dare pane e lavoro. Lei lo dichiara, è vero, ma le parole risolvono poco, specie se ad esse si fanno seguire condotte non conseguenti. In conclusione, Ottimo Padre, quando parla di bandiere rubate, si chieda sempre: chi ha rubato la bandiera a chi?
Mi permetta, allora, di salutarLa, Santità, con alcune parole tratte da Antonio Gramsci, che sembrano scritte apposta per l’evenienza:
«E c'era anche una bandiera rossa; fra le tante bandiere c'era anche una bandiera rossa. Certamente il colore era rosso, obiettivamente doveva essere rosso. Era una bandiera fra molte, troppe bandiere, e in esse anche doveva obiettivamente esistere il color rosso. Successe ciò che succede tra i colori. I colori simpatizzano tra loro e si uniscono tra loro in tenere confusioni, in dolcissime sfumature. Così accadde per quella bandiera; tutti gli altri colori simpatizzavano con lei, essa era immersa fra tante bandiere, fra tanti colori, e si confondeva, si lasciava assorbire.
Eppure quella bandiera era obiettivamente di color rosso. L'osservatore imparziale, riunendo nel pensiero astratto le sovrapposizioni sintetiche del quadro generale doveva convenirne: quella bandiera è rossa.
Non è il solito rosso delle bandiere rosse. Le solite, vecchie, convenzionali bandiere rosse tagliano netta la pupilla, si figgono nella pupilla; esse sono come una piaga appena squarciata che brilla; esse ricordano veramente una piaga che non si rimargina, perché mani proterve staccano i lembi e nuovo sangue fanno zampillare.
Quella bandiera non era una piaga; stava alla piaga come la macchia di pomodoro che i comici, morendo di morte violenta nei palcoscenici di provincia, si applicano sulle tempie strizzando nel pugno chiuso l'economica solanacea. Non era una piaga: forse che i piagati, i feriti vanno sotto l'aspersorio di un cardinale a farsi irrorare d'acqua santa? Ebbene, quella bandiera, obiettivamente rossa, andò sotto il santissimo sacramento e fu consacrata dall'aspersorio di un cardinale.
Non bruciò la ferita, non sentì la carne viva il morso salso dell'acqua santa; non c'era ferita, non c'era carne viva, il rosso era obiettivamente rosso come il sugo di pomodoro.
E la bandiera continuò a bighellonare tra le molte, le troppe altre bandiere. Iniziata, la carriera degli onori è facile e vellutata. Andò ad inchinarsi dinanzi al prefetto; la ferita non senti slargarsi i lembi sanguinolenti dalle mani proterve, non zampillò più vermiglio il sangue. Anzi le molte, le troppe bandiere si unirono più strettamente e la innata simpatia strinse il nodo della gamma dei tanti colori. La bandiera fu assorbita, il poco rosso obiettivo si confuse ancor più nella girandola; un papavero in una cesta di barbabietole e insalata.
Povero colore del sangue vivo, povero colore delle bandiere solite a rimaner sole, povero colore che nelle moltitudini sembri una ferita recente. In quella moltitudine, tra le molte, le troppe altre bandiere, scomparivi, scialba, assorbita nella gamma della girandola, slavata dall'acqua dell'aspersorio di un cardinale. Ma hai iniziato la carriera, farai fortuna, poiché ti accontenterai del tuo scomparire, poiché non domandi che di dissolverti, proprio come il sugo del pomodoro, saporito condimento per gli stomaci robusti, che hanno molto, troppo appetito».
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