venerdì 13 giugno 2014

MARXISMO E POST IDEOLOGIA: ANCORA DUE PAROLE SU DIEGO FUSARO

Stimolato da alcune interessanti considerazioni, vorrei proporre ancora due spunti di riflessione sull’enfant prodige della filosofia nostrana, Diego Fusaro. Ad esempio, gradirei sapere cosa c'entra la praxis marxiana, leninista, gramsciana, con Casa Pound o con gli evoliani. A meno di non voler considerare, ben inteso, il superamento delle gabbie ideologiche novecentesche -che pure Fusaro spesso sostiene- adottando la lente deformante del terzoposizionismo -come vado ribadendo da un po'- che vedeva e vede, ancor oggi, nell'abbattimento degli steccati tra opposti estremismi, dunque tra sinistra e destra radicale, una possibile soluzione per il superamento del sistema capitalistico: in quel caso, allora, Evola, teorico del neofascismo europeo e del comunismo aristocratico, ci starebbe tutto. Ma noi qui ragioniamo da marxisti. Dunque, quella lente, la rifiutiamo categoricamente!
Certo, è abbastanza evidente, a chi non sia afflitto da completa cecità politica ed intellettuale, che vadano superate, o meglio riformulate, all’interno della riflessione marxista, alcune categorie interpretative della realtà, come il radicalismo operaista, il fordismo e il post fordismo, il rapporto ed il conflitto capitale-lavoro, oramai trasferitosi su piani e dinamiche, esistenziali e sociali, decisamente più ampi e diversificati –vedi, ad esempio, l’ambito delle nuove tecnologie reticolari- la retorica asfittica del monoblocco partitico, e il cieco dogmatismo: su questo non ci piove. Specie se si considerano la fluidità della fase storica che ci troviamo a vivere, i mutati rapporti di forza e di classe e la capacità di adattamento del Capitale, nel contrastare la sua stessa crisi di accumulazione valoriale. Stando però attenti a non naufragare, come spesso è accaduto, in pantani revisionisti. Perché, se non c'è dubbio che il Capitale e le sue tentacolari ramificazioni -Istituzioni, Banche, Multinazionali ecc.- siano il nemico da battere, da sempre, è anche vero che essi vanno battuti, non solo non a prezzo delle propria identità, storica e culturale, ma sempre e comunque sul terreno della discriminante di classe. Lo dico non solo da marxista convinto, ma anche per ricordare, ad esempio, che il fascismo agrario e sansepolcrista fu arcignamente anticapitalista, ma non per questo organizzato intorno alla lotta di classe. Anzi. gli sviluppi ulteriori, in senso di alleanza con le forze reazionarie e i gruppi di potere conservatori, svelarono il suo ruolo funzionale alle borghesie capitalistiche. Ruolo che ha, poi, mantenuto anche negli anni a venire. Ecco perché mi permetto, molto spesso e molto umilmente, di mettere in guardia dalla deriva post ideologica, oggi dilagante, dietro cui si celano, secondo me, rischi da non sottovalutare. E Fusaro, da questo punto di vista, mi sembra invece piuttosto ambiguo.





Nessun commento:

Posta un commento