mercoledì 20 agosto 2014

ANNULLATA LA PRESENTAZIONE DEL LIBRO DI BARBARA BALZERANI: SARA TURBA ANCORA LE ITALICHE ANIME PIE. SPECIE QUELLE DELLA SINISTRA



Giovedì 21, Barbara Balzerani –nome di battaglia Sara- capo storico delle Brigate Rosse e fondatrice delle B.R. Partito Comunista Combattente, oggi scrittrice, avrebbe dovuto presentare il suo romanzo, "Lascia che il mare entri", a Campineto Romano, comune montano di cinquemila abitanti. Barbara era stata invitata dall'amministrazione di centro sinistra, presieduta da PD e SEL, che però, dopo uno squallido articolo su "Il Tempo", e a seguito di minacciate manifestazioni di protesta da parte dell'opposizione di centro destra e delle surreali e risibili dichiarazioni di cotal Stefano Cacciotti, secondo cui «un’istituzione non può patrocinare una criminale» -detto da un fascista è quasi comico se non fosse tragica la sua storia- il sindaco, Matteo Battisti, ha vergognosamente e vigliaccamente fatto marcia indietro, annullando l'invito e la presentazione del libro. Nel comunicato diramato dal Comune si legge: «Per evitare strumentalizzazioni di ogni genere o manifestazioni che possano turbare la tranquillità della nostra comunità l’Amministrazione Comunale ha deciso di annullare la presentazione del libro "Lascia che il mare entri" di Barbara Balzerani».
Dunque, nel paese che ha concesso, per mano del capo dei comunisti di allora, Palmiro Togliatti, la grazia ai gerarchi fascisti che si erano macchiati di atroci delitti; nel paese che ha fatto di Andreotti, colluso con la mafia dei Bontade, dei Greco, dei Calò, dei Leggio, per sette volte il capo del governo “democratico” italiano, nonché il nostro rappresentante all’estero; nel paese in cui si concede, ad uomo come Berlusconi, solo perché molto ricco e potente, di evadere il fisco, di intrattenere rapporti con mafiosi -lo stalliere Mangano- vicini all’ala stragista corleonese, di agire extra legem e, nonostante ciò, di fare il Primo Ministro e, casomai, anche il Presidente della Repubblica; nel paese in cui si concede di presentarsi alle elezioni e di esprimere le proprie opinioni a movimenti che si dichiarano fieri seguaci della criminale ideologia nazifascista, come Casa Pound e Forza Nuova; nel paese in cui la Chiesa ricicla i soldi del crimine organizzato e, grazie ad essi, finanzia dittature militar-fasciste in giro per il mondo, canonizzando, poi, il Papa che di questo criminale scempio si è reso protagonista: Giovanni Paolo II; in questo paese dove, in ossequio alla doppia morale cattolica, mallevadrice degli striscianti sentimenti razzisti, xenofobi, classisti, omofobi, morbosi, che, da sempre, attraversano la società italiana, vale tutto e il contrario di tutto, purché non si turbino le anime pie –di solito, covatrici di astio e di odio- e si difendano gli interessi della borghesia benpensante, ipocrita e perbenista; nel paese dov’è presente il più alto tasso di omicidi e violenze commessi ai danni delle donne, senza che venga approvata un’adeguata legislazione in materia, forse perché il maschilismo catto-fascista la fa ancora da padrone; nel paese in cui i buoni e devoti padri di famiglia vanno allegramente a puttane e, altrettanto allegramente, praticano, più che in ogni altro luogo, turismo sessuale per scopare bambine e bambini; nel paese in cui un ex presidente della Repubblica -Francesco Cossiga- peteva dichiarare, mietendo consensi politici, che: «le manifestazioni studentesche costituirebbero un pericolo perché sarebbero il vivaio potenziale di una nuova ondata di terrorismo ; per questa ragione Maroni dovrebbe infiltrare il movimento con agenti provocatori pronti a tutto, e lasciare che per una decina di giorni i manifestanti devastino i negozi, diano fuoco alle macchine e mettano a ferro e fuoco le città. A questo punto, forti del consenso popolare, il suono delle sirene delle ambulanze dovrà sovrastare quello delle auto di polizia e carabinieri. Nel senso che le forze dell`ordine non dovrebbero avere pietà e mandarli tutti in ospedale. Non arrestarli, che tanto poi i magistrati li rimetterebbero subito in libertà, ma picchiarli e picchiare anche quei docenti che li fomentano» E ancora, rivolgendosi al capo della Polizia, Manganelli : «Serve una vittima. Meglio se donna o bambino, per poter giustificare la successiva repressione»; nel paese dove un ministro della Repubblica –Giovanardi- mente su Ustica e infanga le vittime di quella strage, senza che nessuno prenda provvedimenti; nel paese in cui i familiari delle vittime della strage di Piazza Fontana -strage di stato e fascista- dopo oltre quarant’anni di processi senza verità, vengono costretti a pagare le spese processuali, mentre i responsabili sono liberi di girare impuniti; nel paese in cui polizia e carabinieri possono ammazzare di botte, senza alcun valido motivo, dei giovani di vent’anni, restando non solo impuniti ma ricevendo, semmai, anche il plauso istituzionale; insomma, in questo paese, un paese francamente ridicolo e malsano, tragico e comico ad un tempo, la presentazione del libro della Balzerani turberebbe la comunità? Non c’è limite alla mancanza di vergogna e all’ignominia. Posso solo dire che, evidentemente, anche solo le parole di una donna come Barbara Balzerani, di una comunista rivoluzionaria, mai pentita e mai dissociatasi dalla sua storia, fanno ancora tanta paura. Tanta, da volere addirittura metterne a tacere la voce.
D’altronde, come ha già ricordato lei stessa, in un’intervista rilasciata qualche tempo fa: «Il vincitore, oltre alla resa, pretende tutte le ragioni e fa della ricostruzione storica un’arma per l’esercizio del suo potere. Infatti, la nostra vicenda è stata talmente trasfigurata e decontestualizzata che viene usata come deterrente per il presente. Come se l’ipotesi stessa del conflitto sociale abbia esaurito la sua legittimità una volta e per sempre. La mia scrittura non può che partire da qui perché la storia dell’insorgenza degli anni ’60 e ’70 è il prodotto di violenza, illibertà e ingiustizie di antica memoria. Le responsabilità politiche di chi ha governato questo paese, anche con le stragi, e di chi se ne è fatto alleato, ne hanno costituito le ragioni. Io non intendo cercare giustificazioni per le mie scelte ma neanche darne a nessuno». E poi, di seguito: «Nella sostanza, sono ignorata dalla critica letteraria e ai margini del mercato editoriale, quando non direttamente sanzionata per la mia presunzione di esistenza in vita, ossia con facoltà di parola. Ma non mi lamento, voglio solo scrivere per chi, come me, soffre la povertà dei valori oggi dominanti, che fanno del mercato di tutto e di tutti la misura del bene e del male».
Pertanto, a ben considerare la vicenda della Balzerani e quest’ultimo, deplorevole episodio, il “democratico” stato italiano -dal passato stragista e terrorista, oggi complice nonché, insieme a USA e ad altri paesi membri dell’UE, finanziatore e sponsor di stati e milizie, che del terrorismo si servono per imporre e tutelare gli interessi dell’imperialismo occidentale: Israele, nazisti ucraini, ribelli siriani, jihadisti– continua a considerare Barbara una pericolosa terrorista. Il che appare, palesemente da quanto detto, una grottesca contraddizione in termini. Ma si sa, la democrazia, impregnata di cristiana pietas, ha onnipotenti, insindacabili e imperscrutabili poteri assolutori, che esercita a sua discrezione. Dunque, autoassolve sé stessa per le atrocità commesse e che continua a commettere in fieri, assolve dittatori fascisti come Pinochet, ma mette alla gogna chi, stando alle sue leggi, si sarebbe macchiato del reato di eversione dell’ordine costituito, pagandone, per questo, il prezzo con trent’anni di carcere. In poche parole, per i gendarmi del decoro, una volta scontata la pena, il peso del passato deve incombere come un macigno morale su chi ha preso parte alla lotta armata e, quindi, bisogna ridurlo al silenzio.
Ma se per l’ordine costituito, la Balzerani è stata e resta una terrorista –rossa: il che è un’ aggravante non da poco- per noi, compagni e comunisti, Sara è stata e resta una combattente per il comunismo e per gli ideali di libertà. Ideali per i quali continua a battersi, ed evidentemente a pagare, anche attraverso l’arma della parola scritta. Un diritto di parola che, piaccia o meno, proprio perché dovremmo essere in un regime democratico, non può esserle negato. Un diritto di parola che noi compagni non solo le riconosciamo, ma pretendiamo che eserciti, perché per noi rappresenta la speranza, mai sopita, che un mondo migliore sia ancora possibile, nonostante tutto. Barbara, insomma, oggi è una cittadina, una donna che ha pagato la sua pena, ed ora è libera. Libera di vivere. Libera di scrivere. Libera di parlare. Io, dunque, sono e sarò sempre con Barbara. E per citare Majakovskij: «Nostra arma sono le nostre canzoni. Nostro oro sono le voci squillanti».

Nessun commento:

Posta un commento