martedì 30 settembre 2014

VERTICE BCE A NAPOLI. LA TROIKA NELLA CITTÀ ITALIANA PIÙ TARTASSATA DALLA CRISI. PRONTA UNA MANIFESTAZIONE PER DIRE NO ALLE POLITICHE NEOLIBERISTE E ALLA MACELLERIA SOCIALE. MA LE FORZE DELLA REPRESSIONE INVIANO DUEMILA DIVISE. MENTRE LA STAMPA DI REGIME GETTA BENZINA SUL FUOCO



A Napoli, il prossimo 2 ottobre, è previsto il vertice della Bce. Dunque, scontate le presenze del Capo dello Stato, Giorgio Napolitano, del Presidente della stessa Bce, Mario Draghi, del capo degli industriali, Giorgio Squinzi, e del commissario europeo, Barroso. In pratica, i vertici di quella Troika che è la principale responsabile della macelleria sociale in atto in Italia -Napolitano è il garante delle controriforme del lavoro, di stampo ottocentesco, e Renzi ne è il freddo e vile esecutore- ed in mezza Europa, specie in quella mediterranea.
Diciamolo chiaro: di per sé, è un affronto ed una provocazione, tenere questo vertice nella nostra città, una di quelle che maggiormente sta pagando il prezzo della crisi, scatenata e voluta non certo dai ceti popolari, ma da speculatori finanziari senza scrupoli -ricordate la bolla dei fondi subprime, partita, ovviamente, dagli USA?- e da quelle banche, che nulla hanno da invidiare agli strozzini della criminalità organizzata. Una crisi che la Troika sta politicamente alimentando e gestendo, per conto proprio di quel turbocapitalismo finanziario, cui sono asservite istituzioni sovrannazionali come la Bce, la Ue, il Fmi e la Banca Mondiale.
Per questo, tutte le forze antagoniste, i movimenti di lotta, le organizzazioni politiche, i centri sociali e i movimenti -non solo napoletani- che hanno nell'anticapitalismo, di ispirazione marxista e comunista, la loro matrice culturale ed un punto di convergenza, seppur nella diversa modalità di interpretare le lotte ed il percorso politico, pragmatico e teorico, si sono dati appuntamento per una manifestazione di protesta contro il vertice della Banca centrale Europea. Block Bce è il nome dato alla manifestazione. Il corteo partirà alle 09.30 dalla stazione della metropolitana dei Colli Aminei.
Com'era prevedibile, però, le forze della repressione di stato sono già all'opera, coadiuvate dalla servile stampa nostrana. La strategia è, come al solito, il terrorismo psicologico, da diffondere a piene mani. E allora, sui giornali e sui media mainstream, si legge e si sente parlare di Black Block –tirarli in ballo strumentalmente è sempre utile- di Centri Sociali, il cui unico obiettivo sarebbe quello di spaccare tutto, di guerriglia urbana, di infiltrazioni camorristiche ecc. Qualcuno ha persino adombrato la presenza di miliziani dell'ISIS (è ironia, ovviamente). Il tutto, per giustificare eventuali azioni repressive e violente da parte delle Forze dell'Ordine. Sono previste addirittura, secondo indiscrezioni trapelate dal Viminale, duemila divise in città. Questura e Prefettura sono, quindi, allertate.
Il "democratico" stato italiano ed il governo Renzi, ancora una volta, non possono tollerare voci di dissenso contro quelle politiche neoliberiste che stanno riducendo alla fame i settori più deboli della società e mettendo alle corde quello che, una volta, era considerato il ceto medio. Abolizione dei diritti dei lavoratori, licenziamenti, tagli salariali, pareggio di bilancio, pagamento degli interessi sul debito sovrano, cancellazione progressiva del welfare, privatizzazioni, delocalizzazioni delle aziende, acquisti sconsiderati di armi, partecipazione alle guerre volute e finanziate dall’imperialismo americano. Sono questi i provvedimenti e gli atti del governo, previsti per i prossimi mesi e tesi a soddisfare le richieste dell'Europa, a trazione tedesca, e di quel mercato globale dominato da multinazionali sempre più avide, criminali e criminogene. Politiche e provvedimenti che non possono e non devono trovare oppositori. Altro che ottanta euro.
Ma noi ci opporremo, con forza e determinazione, alla deriva di un mondo sempre più iniquo, preda di borghesie e padroni senza scrupoli, e dominato dalle disumane regole di un mercato, che ci vuole ridurre tutti a mera merce di scambio.

domenica 28 settembre 2014

IL GIUSTIZIALISTA GIUSTIZIATO: CONTRO DE MAGISTRIS, UNA SENTENZA KAFKIANA, CHE PUZZA DI POTERI FORTI. MA ORA, IL PROBLEMA È PIÙ ETICO CHE POLITICO



Ho contribuito, pur criticando molto la scelta compiuta dal PRC, di cui allora ero responsabile cultura, all'elezione di Luigi De Magistris. E l'ho votato, montanellianamente, turandomi il naso. I motivi erano tanti: l'ennesimo magistrato, con scarsa cultura politica ma grande attitudine al protagonismo ed al decisionismo; il narcisismo che, sin da subito, mi parve un tratto distintivo del carattere del futuro sindaco; la marcata tendenza forcaiola e l'evidente interclassismo, che caratterizzavano la cosiddetta Rivoluzione Arancione; l'ambiguità su alcune tematiche di fondo che, da comunista, mi stavano a cuore. Tutti timori che, poi, alla prova dei fatti, si sono dimostrati fondati. Ma, dall’altra parte, c’erano Lettieri, le lobby e i comitati d’affari che lo appoggiavano. Quindi, la scelta era quasi obbligata, a meno di non votare.
Nella pratica, De Magistris si è rivelato, poi, un sindaco che ha gestito, e sta gestendo, l'amministrazione comunale, ascoltando poco i cittadini e le forze politiche e sociali che lo hanno eletto; accentratore di poteri e pressoché autocratico; che governa a proclami più che con fatti concreti; capace, con le sue dichiarazioni, di scavalcare a sinistra anche il più fervente marxista-leninista ma che, poi, quando si tratta di agire conseguentemente, pecca di immobilismo o finisce per trovare accordi che, invece di fare gli interessi dei cittadini e dei ceti popolari, favoriscono, il più delle volte, quei poteri economico-finanziari, politici e speculativi, contro cui aveva promesso di battersi. Certo, governare Napoli non è facile, specie se si vuole andare in controtendenza rispetto al pensiero unico dominante. E lo è ancor meno, ai tempi di una crisi che agisce nel profondo del tessuto sociale e lavorativo, soprattutto nel mezzogiorno. Ma, al tirar delle somme, posso dire che De Magistris ha fatto poco e, spesso, ha tradito le sue stesse promesse elettorali. Per fare qualche esempio: la delibera 423 approvata, a luglio scorso, dal Consiglio comunale, che, modificando lo statuto dell’ABC –azienda pubblica dell’acqua- apre pericolosamente la strada all’ingerenza dei privati, non solo nella stessa ABC ma anche nelle altre partecipate; la questione relativa ai precari e ai Bros; e ancora, la vergognosa gestione del Forum delle Culture, con il suo consequenziale fallimento; l’impoverimento culturale del Mercadante, legato alla criminale e piratesca direzione artistica, lasciata, colpevolmente, nelle mani sporche di De Fusco, il quale, insieme alla assessora alla cultura della Regione, Caterina Miraglia, ha poi creato quella Fondazione Campania dei Festival, con cui intascare soldi pubblici per promuovere i suoi stessi spettacoli e fare concorrenza alle piccole realtà teatrali cittadine. Per non parlare delle improbabili e assurde aperture di credito al governo Renzi. Insomma, non ho mai avuto difficoltà a mettere sotto accusa alcune delle scelte compiute da De Magistris.
La sentenza di questi giorni, però, ha un chiaro sapore politico. Puzza di poteri forti, con aderenze nelle larghe intese romane. Finanza, speculatori edilizi, confindustria partenopea, parte della magistratura, PD e destra, sembrano tutti essersi coalizzati contro il primo cittadino napoletano. Ed anche i grillini, il cui unico scopo, come ho sempre denunciato, è alimentare la rabbia, invocare le manette, spaccare qualunque blocco sociale e politico e cavalcare la tigre, evolianamente, lo vogliono strumentalmente a casa. E allora, pur non essendo un tifoso di De Magistris, credo che stavolta abbia ragione lui, a scagliarsi duramente contro il verdetto emesso dalla prima corte. Del resto, basterebbe leggere quanto ha dichiarato il professor Moccia, ordinario della cattedra di diritto penale, presso l’Università Federico II, che parla di uso incostituzionale della legge Severino: non avendo essa valore retroattivo, De Magistris non dovrebbe decadere dalla sua carica.
Il problema che gli si pone, però, in queste ore, non è solo di natura politica ma anche etica. Non si può invocare il rispetto delle sentenze, quando dall’altra parte ci sono Berlusconi&C, mentre se riguarda sé stessi, fregarsene. Questo è il problema della morale. Chi predica moralismo e s’innalza su un pulpito, come un Savonarola, prima o poi incorrerà in qualche peccatuccio, anche veniale, e finirà per essere perseguitato da altri moralisti e condannato su altri pulpiti. Ancorché kafkiani. Dunque, meglio posarla la prima pietra, se non si è ammantati di luce divina. Una lezione che, nell’Italia della doppia morale cattolica, dovremmo imparare tutti!

L’ANTIFASCISMO È UN REATO! L’ARRESTO DEL COMPAGNO NUNZIO D’ERME E LA STRATEGIA REPRESSIVA DEGLI ORGANI DELLO STATO, AL SERVIZIO DEL PADRONATO

Insomma, questi comunisti, antagonisti, marxisti, leninisti, eversivi e soprattutto anacronistici, sembrano proprio non volersi rassegnare alla modernità liberal-liberista e italianamente renziana. Non gli entra, in quella testa dura e rossa, che l'antifascismo è un reato! Le ideologie sono superate –come asseriscono anche i rivoluzionari a 5 stelle- e chi sventola la svastica o onora il fascio, non solo ha diritto di parola e di espressione, ma ne ha certamente molto più di un comunista brutto, sporco, cattivo e, diciamolo francamente, sociopatico e fuori dalla realtà. Che poi la Costituzione sia nata dalla Resistenza al nazifascismo, è un puro dettaglio storiografico, ed anche piuttosto ingombrante. Come affermano, del resto, i vertici di una delle più importanti banche d’affari al mondo: la J.P. Morgan. D’altronde, nella sala del congresso americano, i fasci littori hanno pieno domicilio. E noi viviamo nell’epoca del trionfante imperialismo americano. Pertanto, i fascisti omofobi e razzisti, per conto di un dio notoriamente anticomunista, di Militia Christi, sono molto più culturalmente, politicamente e socialmente accettabili –e utili, aggiungerei io- di un esaltato, esagitato marxista, come Nunzio D’Erme. Che pretenderebbe, altresì, in nome di una sua allucinatoria weltanschauung, di battersi contro l’ingiustizia, contro l’omofobia, contro la tirannia del più forte e del più ricco e per la libertà di tutti. 
Ecco, dunque, che nessuna meraviglia ci coglie se le forze dell’ordine e la procura capitolina ne hanno ordinato l’arresto, per fatti avvenuti addirittura più di quattro mesi fa. E tali fatti riguardano proprio l’antifascismo di D’Erme, il quale, insieme ad altri giovani militanti ed attivisti comunisti, ebbe, per l’appunto, l’ardire di respingere l’aggressione di una squadraccia di monaci omofobi, membri di Militia Christi, messa in atto per contestare un incontro pubblico sul diritto alle differenze. Roba da ‘900 e da oscurantismo maoista, in pratica. Di conseguenza, aver difeso quell’assemblea, che peraltro si stava svolgendo in una sede istituzionale, in una sala del Municipio, per la magistratura è diventato un reato, cui applicare addirittura misure detentive. E così, il compagno Nunzio D’Erme se ne va a Regina Coeli. Mentre i fascisti lefebvriani, armati di bibbia e di croce -anche semplice, non per forza celtica o uncinata- godendo, non solo della ferrea protezione di Alemanno e di tutta la destra romana, ma anche di opportuna dispensa e benedizione papale –che a nessuno si nega, sempreché anticomunista- sono liberi di scorazzare per il mondo e di predicare il loro vangelo di violenza e di morte. Non dimentichiamo, infatti, che di Miltia Christi abbiamo già sentito parlare -con Casa Pound e Forza Nuova- per l'assassino del napoletano Ciro Esposito, ucciso da quel Daniele De Santis, vicino agli ambienti del neofascismo romano. D’altronde, proprio in questi giorni, stiamo assistendo, da parte delle Forze dell'Ordine della capitale e della stampa di regime, a rivelazioni quanto meno sconcertanti, pur di deresponsabilizzare il nazi De Santis.
L’arresto di D’Erme, dunque, costituisce l’ennesima prova, qualora ce ne fosse ancora bisogno, che è in atto, non solo nel nostro paese ma in buona parte del vecchio continente, una strategia repressiva ed intimidatoria, volta a colpire quella voce di dissenso che si leva dai movimenti e da quel blocco sociale, antagonista e anticapitalista, che si richiama alla cultura marxista e comunista. D’altro canto, l’uso feroce dei manganelli da parte delle forze dell’ordine, contro gli attivisti del Movimento No TAV, in Val di Susa, è la rappresentazione più lampante di quanto sto dicendo. Quel blocco sociale -seppur non esteso, almeno in Italia- rifiuta le logiche perverse imposte dal mercato e da un capitalismo finanziario sempre più violento, predatorio, criminale, disumano e disumanizzante e perciò, nell’ottica del potere borghese, va annientato senza mezzi termini. E in questo quadro desolante ed orwelliano, dove chi dissente è o folle, o terrorista, come sempre è avvenuto, dal II conflitto in poi, il fascismo diventa, dapprima veicolo di provocazione e di destabilizzazione sociale, e poi strumento di morte nelle mani del padronato. Sta accadendo in Ungheria, in Grecia, in Ucraina. E addirittura in Francia, un tempo considerata culla della cultura europea, il Front National, di Marie Le Pen, stravince le elezioni europee. Segnali inquietanti , che dovrebbero allarmare un po’ tutti, considerando le sempre più eclatanti derive autocratiche in atto nel nostro paese. Ma nessuno, tranne pochi, appunto, sembra avvertire il pericolo. Del resto, il fascismo del XXI secolo ha, per lo più, smesso la camicia nera e si presenta in giacca e cravatta. Con la faccia bonaria di Renzi.

LA MORTE OPERAIA NELL’INDIFFERENZA GENERALE.



Ieri, sono morti altri 4 operai. In Italia, il lavoro, invece di conferire dignità, uccide. Questi sono i risultati delle politiche neoliberiste imposte dalla Troika, da un'Europa a trazione tedesca e attuate, nel nostro paese, dal governo delle larghe intese.
Si sancisce il massacro della classe operaia e lavoratrice; si cancellano i diritti, tra cui l'art.18; si apre la strada ad un destino di precarietà a vita per i nostri giovani; si attuano tagli salariali pur di abbatte...re il costo del lavoro e favorire, così, le sole imprese ed il padronato. Padronato al quale si garantiscono defiscalizzazioni, le più fantasiose; riduzione del cuneo fiscale; totale flessibilità in uscita; sburocratizzazione che nasconde, in realtà, la voglia irresistibile di smantellare lo stato sociale, con conseguente privatizzazione selvaggia, a tutti i livelli della vita pubblica; delocalizzazioni ricattatorie e tese solo a fare profitto, in paesi dove la manodopera è a bassissimo costo, oppure dove le tutele sindacali sono piegate alle logiche padronali ed essenzialmente di carattere corporativo. L'esempio più eclatante è rappresentato dagli USA, in tal senso. Tutto ciò, con la benedizione di un Presidente della Repubblica, garante, da sempre, dei poteri forti, sotto l'egida di un governo che viene vergognosamente definito "di sinistra" e nella completa indifferenza di cittadini, oramai stanchi, confusi e resi inermi dal terrore di perdere anche quel poco, pochissimo, che gli resta.
Ma verrà il momento che i padroni, il capitale e l’imperialismo pagheranno, e con gli interessi, la loro barbarie!