sabato 3 gennaio 2015

MAGISTRATURA A CINQUE STELLE E FASCI LITTORI

Scrivevo ieri, a proposito della candidatura a Presidente della Repubblica, avanzata dai Cinque Stelle, dell'ex magistrato Ferdinando Imposimato, uno che ha edificato la sua carriera, giudiziaria e politica, di ex PCI, costruendo teoremi sulle Brigate Rosse, mandando in galera compagni e pubblicando libri-rivelazione sul caso Moro, rivelatisi poi, alla prova dei fatti, delle gran fandonie, che meglio sarebbe candidare Pinocchio. Poi, però, stamane, leggendo la lista dei nomi scelti dai pentastellati nel 2012, per la più alta carica dello stato, mi accorgo che figuravano, oltre ad Imposimato, ben altri due togati: Gustavo Zagrebelsky e, niente popo di meno che, Giancarlo Caselli. Ora, mentre sul primo mi limiterei a dire che, in quanto giudice, Presidente della Corte Costituzionale, ed editorialista della Stampa e di Repubblica, lo considero un membro dell'establishment borghese, vicino a quel PD, insulso e neoliberista, contro cui i grillini pure si scagliano; su Caselli, invece, c'è proprio da incazzarsi. L'inquisitore torinese, infatti, oltre ad avere, anch'egli, fatto carriera, in magistratura democratica, mandando in galera, nel corso degli anni '70, con l'ausilio delle vergognose leggi speciali, decine di compagni, tra cui Renato Curcio, e ad aver architettato, come Imposimato, castelli accusatori quantomeno ai limiti del surreale, pur di veder trionfare “l'ideale di giustizia” borghese e di classe, è anche colui che, negli ultimi anni, ha deciso di perseguire gli attivisti No Tav, accusandoli di terrorismo, per due molotov ed un compressore rotto. Ed è lo stesso che, quando la Corte d’Assise di Torino ha assolto, da quella ridicola accusa, Claudio, Niccolò, Mattia e Chiara, non ha esitato a parlare di errore e, riferendosi al movimento valsusino, di "ondata di violenza che si pone al di fuori della democrazia". Insomma, l’ex procuratore capo di Torino, Giancarlo Caselli è praticamente il boia di quello stesso movimento che, i cinque stelle, dicono di sostenere. Dunque, si mettano d'accordo, una buona volta, con loro stessi, gli apostoli del novello Savonarola. O sostengono la rivoluzione o la reazione. Con entrambi non si può stare.
Infine, un brevissimo cenno storico, tanto per chiarire. Nell'antica Roma, i dictatores erano magistrati, titolari di un grado di potere, chiamato "maggior potere" (maior potestas) ed il loro simbolo erano i fasci littori. Ora, considerando il rinascente fascismo, in Europa ed in Italia, e la non certo chiara collocazione politica dei pentastellati, non vorrei che, a furia di eleggere magistrati e di affidare loro la normalizzazione di questo paese, con manette e galere, si finisca dritti dritti in una nuova celebrazione dei fasti di Roma Imperiale.

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