mercoledì 18 marzo 2015

VINCE BIBI NETANYAU ED IL CIELO DI PALESTINA È SEMPRE PIÙ PLUMBEO

Certo, ha vinto il peggio, in Israele. Il nazionalfascista, Bibi Netanyau. E, con lui, il Likud, che ha annoverato, tra i suoi leader, il responsabile del massacro di Sabra e Shatila: il macellaio Ariel Sharon. Ma come poteva essere altrimenti? Sul versante interno, la crisi imperante ha colpito anche l'economia israeliana e, dunque, il paese di Ben Gurion e Golda Meir non fa certo eccezione, circa l'adozione e l'imposizione di ricette neo liberiste e politiche di austerità, fortemente marcate a destra e più o meno razziste, che sono la regola, ovunque, all'interno del modello leberal-democratico. D'altra parte, sullo scacchiere internazionale, dove lo stato sionista gioca il ruolo fondamentale di tenuta e difesa degli interessi occidentali, Netanyau garantisce una continuità, specie in merito al conflitto israelo-palestinese, genesi di tutte le guerre in atto in Medio Oriente, e al mantenimento dei territori occupati da Israele, illegalmente e in modo criminale. Per di più, con quello che sta succedendo, negli ultimi tempi, nella regione: lo spauracchio dell'ISIS, agitato su tutti i media mainstream del globo, la ridefinizione geopolitica e geostrategica in atto, gli interessi in gioco tra i poli imperialisti -Europeo, Statunitense, Sino-Russo ed Islamico: quest'ultimo, con le petromonarchie sempre più attive e decise a contrastare lo strapotere occidentale ed il suo colonialismo mercantile, specie per quel che riguarda la produzione petrolifera e la disposizione dei prezzi dell’oro nero- Bibi ed il suo Likud offrono maggiori certezze all'Occidente. L'alternativa, però, a ben considerare lo scenario politico israeliano, quale sarebbe stata? L'Unione Sionista di Isaac Herzog? Praticamente, la scelta era tra Mussolini e Badoglio.
E non è che il resto dei partiti, candidati ad occupare seggi alla Knesset, promettessero un cambio radicale del quadro d’insieme o il socialismo. Tranne la lista palestinese, piazzatasi terza, il resto è una pletora di partiti di centro, di destra e confessionali. Si va da Kuluna, movimento centrista, il cui leader, Moshe Khalon, aveva annunciato di essere pronto a governare sia con Netanyahu che con Herzog, al partito di destra nazionalista dei coloni, "Focolare Ebraico"; dai due partiti religiosi: la destra ultraortodossa dello Shas e lo United Torah Judaism, alla destra di Yisrael Beitenu, guidata dal 'falco' per eccellenza, il ministro degli Esteri, Avigdor Lieberman. Insomma, il cielo della politica israeliana appare alquanto fosco. Mentre, sulla Palestina diventa sempre più plumbeo. Intanto, all'orizzonte, s'intravede il solito governo di unità nazionale. Le larghe intese in salsa sionista.

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