lunedì 4 dicembre 2017

DA AMAZON A FIAT: LA LOTTA DI CLASSE È PADRONALE

Jeff Bezos, fondatore e patron di Amazon, vale 92 miliardi di dollari, circa 85 miliardi di euro. Intanto, nei suoi magazzini, operai e lavoranti sono letteralmente carne fresca da macellare:
nove secondi per afferrare e lavorare un articolo da spedire per l’imballaggio. L' l’obiettivo è 300 articoli l’ora, un’ora dopo un’altra, incessantemente. Undici ore di lavoro quotidiane, piegati in due, con turni, a volte, di sette giorni alla settimana, anche la notte. Una sorta di cronometro a controllare tempi ed efficienza, e telecamere a spiare se, per caso, ci si fermi. Tirare il fiato è vietato. Due sole pause di 30 min, per mangiare e, forse, andare in bagno. Ritmi massacranti, per 1.300 € lorde al mese. Una miseria per un lavoro da schiavi ottocenteschi, cui qualcuno non resiste. Non pochi accusano malori e svengono, venendo trasportati in ospedale con l'ambulanza. Ad attenderli, all'uscita, il licenziamento.  
Per venire a casa nostra, l'AD di Fiat-Chrysler, Sergio Marchionne -l'amico di Renzi e del Pd del rilancio economico e industriale, cui gli addetti alla comunicazione fanno sui social tanta propaganda- guadagna all'incirca 60 milioni all'anno, tra stipendio, bonus ed incentivi vari. Con le plusvalenze da stock-options, il "nostro" Marchionne potrebbe arrivare fino a 80 milioni circa. Negli stabilimenti Fiat, nel frattempo, i ritmi di produzione e di impiego della forza lavoro sono anche qui logoranti, al punto che molti operai parlano di veri e propri lager. Anche qui cronometri o chip per controllare la tempistica. Anche qui pause ridotte al minimo. Anche qui efficientismo disumanizzante. È la Fiat del metodo WCM 4.0, implementato dall'AD dei grandi successi. Praticamente, gli stabilimenti del Gruppo FCA adottano il sistema World Class Manufacturing (WCM appunto): una metodologia di produzione strutturata, rigorosa ed integrata che coinvolge l’organizzazione nel suo complesso: dalla sicurezza all’ambiente, dalla manutenzione alla logistica, alla qualità. Obiettivo primario del sistema WCM è migliorare continuamente tutte le performance produttive al fine di garantire l'alta qualità del prodotto e soddisfare le attese del cliente. Il WCM ha come finalità comune una sistematica riduzione delle perdite e degli sprechi, fino ad arrivare al risultato ultimo di zero: infortuni, zero rifiuti, zero guasti e zero giacenze. Il WCM si basa sull’aggressione sistematica di ogni tipo di spreco e perdita, e sul coinvolgimento di tutti (a tutti i livelli gerarchici dell’organizzazione), attraverso l’impiego rigoroso di metodi e standard. Ovviamente, neanche a dirlo, sicurezza, ambiente, manutenzione sono target soltanto nominali. L'obiettivo principale è la massimizzazione dei profitti, anche a danno dei lavoratori. Anzi, soprattutto. E così, via al processo di riduzione dei diritti, fin quasi all'azzeramento: fioccano gli esuberi per ristrutturazione e non si contano i licenziamenti per ragioni politiche e sindacali. I danni fisici, poi, sono la norma.
In altre parole, si sono perfezionati, grazie soprattutto alle moderne tecnologie, i sistemi di sfruttamento della manodopera. Colpa anche dell' incapacità delle forze comuniste di reagire ad una sconfitta, che ha lasciato, ai nuovi padroni del mondo, la possibilità di una ristrutturazione capitalistica di stampo talmente reazionario che, a fronte di essa, impallidiscono tanto la Controriforma post rinascimentale, operata dalla Chiesa, quanto la Restaurazione successiva al Congresso di Vienna, voluta dalle vecchie monarchie e volta a ripristinare l'Ancien Regime, rovesciato dalla Rivoluzione Francese. 
Quello che stupisce, però, è che gente come Bezos e Marchionne guadagni tanto, nonostante la crisi. Una crisi di sistema del Capitale. Una crisi che paghiamo noi, non certo lor signori. Anzi, una crisi che ha consentito loro di affondare i colpi di una Lotta di Classe padronale sanguinaria, realizzando il sogno di qualunque capitalista, sin dai tempi delle prime proteste e dei primi scioperi socialisti: reprimere e cancellare i diritti dei lavoratori. Che si torni allo schiavismo e tacciano i pezzenti. Una deriva impensabile nel corso del '900, all'epoca dell'avanzata delle forze produttive, amaro frutto, caduto dall'albero del XXI secolo, anche a causa dei continui compromessi fatti, a vario titolo, negli anni, dai partiti comunisti occidentali. A cominciare dal nostro PCI. 
La crisi, dunque, la paghiamo noi, non c'è dubbio. Per loro, per questi nuovi monarchi a capo di imperi di carta-moneta, la quantità di denaro e di potere, nel processo di accumulazione capitalistico, sembra non esaurirsi. Magie dei grafici di Borsa e della finanziarizzazione di un'economia sempre meno reale.  
Con tali premesse, appare altresì evidente come il gioco  elettoralistico, su cui dovrebbero poggiare le democrazie, sia ormai falsato. Chi, considerando gli interessi in ballo, affiderebbe esclusivamente al corpo elettorale la  scelta di un governo, il cui unico scopo è quello di varare leggi a tutela dei capitali, dei patrimoni e delle multinazionali? Così, quando accade che, dalle elezioni, esca, per miracolo, un risultato sfavorevole ai comitati d'affari globalizzati, allora questi mettono in atto ricatti tali da far tremare i polsi. Grecia, Catalogna, Venezuela, per fare solo qualche esempio, ne sono una rappresentazione eclatante. Il debito da pagare è l'arma in loro possesso e la usano come dei volgari tagliagole. Pertanto, i ribelli, gli antagonisti, vanno schiacciati perché nulla può essere concepito fuori dall'unico modello possibile e dal pensiero unico dominante. Il Neoliberismo. Selvaggio e criminale. Contro questa dittatura globale, c'è, perciò, una sola risposta da dare. Come sosteneva Thomas Sankara, il debito non si paga. Che vengano pure a massacrarci tutti. Lo stanno già facendo!

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