Il dolore, la rabbia, il disgusto per il quotidiano massacro, perpetrato dalla criminale mano sionista nei confronti del popolo palestinese, è paragonabile ad una lama affilatissima che lacera la dignità di chiunque si ritenga ancora un essere umano. Ma, per citare Artaud, siamo "in un mondo in cui si mangia ogni giorno vagina cotta in salsa verde o sesso di neonato flagellato e aizzato alla rabbia, colto così com'è all'uscita dal sesso materno". E in un mondo siffatto, dove lo stupro dello stesso concetto di vita viene giustificato, e quasi teorizzato, nel nome di quella folle ideologia chiamata capitalismo-finanziario, che ha fatto dell'avidità umana il fertile terreno dove far prosperare l’egoismo del tornaconto personale, le ingiustizie, l'odio, la discriminazione, servendosi anche delle più becere derive del fanatismo religioso, in un mondo siffatto siamo tutti responsabili. Innanzitutto l’Occidente -inteso come entità geopolitica- privo di scrupoli che, per i suoi luridi interessi, soprattutto legati al petrolio, avalla e sostiene –mediante una stampa o direttamente complice o colpevolmente e strumentalmente silente, e quindi eticamente deprecabile- quello che, oramai a tutti gli effetti, possiamo considerare un genocidio. Ma, prima ancora, coloro che -e chiamo in causa innanzitutto me stesso- ritenendosi di sinistra, o meglio Comunisti, poco fanno per sostenere la causa palestinese.
Dunque, in questo delirio epocale di inerzia borghese, accucciata ai piedi del Moloch mercatista, che tutti ci immola e ci dissangua nel nome del Potere e del Denaro; in quest’era di coscienze e volontà imbrigliate da una sorta di entropia morale, sbalestrata da una sorta di altalena edonistico/qualunquista, mi sento di dire grazie a chi, come la compagna Rosa Schiano, rischia la vita tutti i giorni. E onore alla Resistenza Palestinese, che oltre ad essere Resistenza di popolo è resistenza di classe. Resistenza, cioè, di diseredati contro uno degli eserciti più armati della terra.
W LA RESISTENZA PALESTINESE…W IL POPOLO PALESTINESE
Nell'immagine (la foto è dell'attivista Rosy Schiano), la maglia che indossava il piccolo Ahmed Younis Khader Abu Daqqa, 13 anni, mentre giocava a pallone fuori la sua abitazione, ucciso da un proiettile israeliano.
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