giovedì 17 gennaio 2013

MINACCIOSE ANALOGIE



Facendo zapping stamattina tra le varie trasmissioni di approfondimento politico che, dalle 7.00, la televisione italiana manda in onda, e ascoltando i vari esponenti politici parlare per accreditarsi, in vista dell'imminente tornata elettorale, presso il pubblico, mi è tornato alla memoria un articolo di Gramsci e, per essere più precisi, un passaggio di quell'articolo, che così recita:"Fino a quando sussiste il regime borghese, col monopolio della stampa in mano al capitalismo e quindi con la possibilità per il governo e per i partiti borghesi di impostare le quistioni politiche a seconda dei loro interessi, presentati come interessi generali, fino a quando sarà soppressa e limitata la libertà di associazione e di riunione della classe operaia o potranno essere diffuse impunemente le menzogne più impudenti contro il comunismo, è inevitabile che le classi lavoratrici rimangano disgregate, cioè abbiano parecchie volontà". Il passo è tratto da "La volontà delle masse", articolo che venne pubblicato su L'Unità del 24 Giugno 1925. Nel resto dell'articolo, Gramsci discettava, poi, del ruolo del ruolo del Partito Comunista -tanto sul versante della prassi quanto su quello dell'impostazione teorica che avrebbe dovuto ispirarne l'azione- all'interno del quadro politico che si andava delineando, tragicamente, in Italia e in Europa.Ebbene, riflettendoci, mi pare che si sia tornati decisamente indietro. Con la borghesia finanziaria e capitalistica che monopolizza potere mediatico ed economico, imponendo la sua volontà e i suoi diktat, e le masse confuse e disgregate. Una borghesia che, all'apice di una delle più gravi crisi di produzione -per citare il Marx del Capitale: «Il processo di produzione appare soltanto come termine medio inevitabile, come male necessario per far denaro. Tutte le Nazioni a produzione capitalistica vengono colte perciò periodicamente da una vertigine, nella quale vogliono fare denaro senza la mediazione del processo di produzione»- non sapendo come uscirne, è in lotta con sé stessa e, per acquisire nuovi mercati, da seguito a guerre neocolonialiste, come sta facendo in questi giorni la Francia. Le classi lavoratrici sono spettatrici e vittime di questo gioco al massacro e hanno perso tutti i loro punti di riferimento. La parola democrazia è ridotta ormai a puro suono, anzi ad un rumore di fondo, deprivato del suo reale significato. A dominare sono il mercato e gli sporchi interessi di coloro che lo governano. E tutto ciò –mi si perdoni il pessimismo- sembra avere, sempre più, minacciose analogie con quanto successe in Italia, a partire dal '22, e poi nel resto d'Europa, dopo la crisi del '29. Sappiamo tutti allora come finì.....

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