venerdì 1 marzo 2013
LA CRISI GRECA , IL POSSIBILE GOLPE E IL FOSCO SCENARIO ITALIANO
La Grecia è in piena crisi sociale, strutturale e di sistema. Si parla di allarme umanitario. Ci sono stati, nei giorni scorsi, una quindicina di scontri armati. Si parla apertamente di destabilizzazione, golpe e strategia della tensione. Il governo Samaras, per proteggersi e proteggere il parlamento, sia in caso di rivoluzione che di contro-rivoluzione, assolda i mercenari di Blackwater/Academi: gli stessi, per intenderci, che condussero operazioni, durante l’ultima guerra in Iraq, e che si trovarono implicati in inutili scontri a fuoco, in aree urbane, coinvolgendo vittime tra i civili. Ad essi, il governo greco ha attualmente affidato, oltre ad un più generale compito di difesa da eventuali attacchi, scaturenti dalla esplosiva situazione sociale e politica, anche la supervisione delle forze di polizia, infiltrate, a tutti i livelli, da simpatizzanti del movimento neonazista Alba Dorata. In tal senso, proprio pochi giorni fa, si è parlato di un complotto della stessa polizia, in connivenza con l’estrema destra, per istigare un massacro di agenti, del quale accusare, tanto per cambiare, gli anarchici. Presumibilmente, questo evento sarebbe stato utilizzato come pretesto per introdurre la legge marziale o lo stato d’emergenza.
La situazione, dunque, è drammatica ma, ovviamente, i media nostrani non ne parlano. E perché mai dovrebbero, all’indomani di elezioni che consegnano il paese all’ingovernabilità e a scenari sinceramente foschi? Scenari che si tingono di nero -nessuno me lo leva dalla testa- dietro la spinta opposta ma convergente, e i cui fili sono tirati principalmente dagli USA, degli interessi speculativi dei mercati, delle lobby finanziarie e bancarie, e di istituzioni europee e mondiali -UE, BCE, FMI, Banca Mondiale- che, se da un lato e pubblicamente fanno appelli alla stabilità di governo, al chiuso delle loro stanze, dove gestiscono potere e affari, sono ben lieti di poter contare su situazioni di instabilità. Il gioco speculativo in borsa, d’altronde, nasce da qui. E con una sinistra ridotta oramai in macerie -per colpe sue, s'intende- chi difenderà le classi lavoratrici dagli attacchi indiscriminati e selvaggi degli squali finanziari e delle istituzioni ultraliberiste a loro asservite? Bersani, nume tutelare delle banche e sostenitore del dicastero del trilateralista Monti? O forse Grillo e Casaleggio, miliardari anch’essi? Può darsi, ma personalmente non ci conterei troppo. Non ho mai visto un miliardario agire nell’interesse del popolo per puro spirito filantropico. Mi sbaglierò e sarò sicuramente malpensante, ma è quanto l’esperienza millenaria ci insegna. Grillo non è San Francesco d’Assisi! Quindi.....
Or dunque, lo scenario greco è inquietante. E considerando l’attuale instabilità del quadro politico italiano, incapace inoltre di esprimere una sinistra idonea a indirizzare, sui binari di una seria battaglia di classe -in difesa dei diritti dei lavoratori, dei salari, delle pensioni- le spinte rabbiose che attraversano il corpo della società, tale scenario lascia prefigurare qualcosa di molto simile anche da noi. Gli economisti, i politologi e i più quotati editorialisti italiani, però –quasi tutti al soldo di giornali i cui gruppi editoriali, facendo capo a grandi lobby finanziarie, hanno consegnato la nostra stampa all’omologazione del pensiero liberista dominante- ci dicono che l'Italia non è la Grecia, che siamo la terza potenza economica in Europa e la settima/ottava nel mondo, e che siamo un paese solido, sul versante dell’impresa e delle banche. Dunque, non c’è pericolo. Allora mi chiedo: come mai chiudono le aziende e aumentano vertiginosamente le ore di cassa integrazione? Come mai i dipendenti pubblici rischiano costantemente il posto di lavoro? Perché si taglia lo stato sociale? Cos’è che riduce il potere d’acquisto di pensioni e salari, con il risultato che in tanti non arrivano a fine mese e che, a volte, pensionati e lavoratori si suicidano? Qual è la causa per cui aumenta la disoccupazione e i giovani -ma anche i meno giovani- non hanno un futuro? E sia ben chiaro che, grazie all’infame impegno assunto con il patto di stabilità e crescita (alias fiscal compact), prima dal governo Berlusconi e poi dal governo Monti –e votato, ricordiamolo, anche dal PD- a partire dal 2013 la situazione non migliorerà di certo. Tutt’altro! Dove li troviamo, infatti, 40 miliardi all’anno per 20 anni, da restituire per ripianare il debito pubblico? Sono le stesse misure imposte alla Grecia, appunto. E guardate come sta finendo.
Allora, il pessimismo credo sia più che giustificato. E poi, la storia qualcosa ce la insegna. Grecia, Italia, Spagna e Portogallo –con moderno acronimo, i PIGS, ma io preferisco chiamarla cinta mediterranea, con tutte le implicazioni strategiche ed economiche che questa locuzione riassume - come ho già avuto modo di dire più volte, sono state sottoposte, in momenti di forte crisi, a crudeli dittature militari e fasciste. In Italia, Spagna e Portogallo si cominciò subito dopo il primo conflitto mondiale e in concomitanza con la crisi del ’29; La Grecia la subì a partire dal 1967; e, benché l’Italia si fosse liberata dal fascismo nel 1945, durante tutto l’arco degli anni ’70 –e non si era nel bel mezzo di una crisi tanto grave come oggi- il nostro paese fu minacciato da vari tentativi di colpi di stato di matrice fascista. Fu soprannominata strategia della tensione e vide la collaborazione di organizzazioni di estrema destra, servizi segreti deviati, pezzi dello stato, mafia, vaticano e, come sempre a sovrintendere, la CIA. L’Italia fu preda di continui massacri e stragi, sempre di origine fascista, che avevano l’obiettivo di destabilizzare il paese per stabilizzarne l’ordine, da raggiungere ad ogni costo e in funzione principalmente anticomunista.
Ora, in Grecia, si parla proprio di strategia della tensione. E il governo che fa? Affida a mercenari nord americani il compito di sorvegliare la polizia e i fascisti. Come dire: la volpe a guardia del pollaio. La saldatura, oggi come allora, è completa. Fascisti, militari, potere finanziario, con gli Usa a sorvegliare e tirare da dietro le fila.
Cosa dunque dovremo aspettarci, in Italia, se la situazione dovesse precipitare? Mi sembra una domanda ampiamente giustificata dagli eventi e dalla realtà dei fatti. Certo, la sinistra comunista non è più una minaccia, purtroppo. Però potrebbe tornare ad esserlo, in un clima di lotte che facesse esplodere le contraddizioni e alzare il livello del conflitto sociale. E, per inciso, sarebbe anche ora che lo ridiventasse un pericolo, per le borghesie padronali, con qualsiasi mezzo a sua disposizione. Anche lo scontro duro, è ovvio. Come del resto, le forze comuniste stanno facendo, in Grecia, in queste ore.
Una magnifica speranza di ritorno alla lotta di classe, dunque, il cui orizzonte vedo, però, oscurato da due problemi sostanziali. Il primo, di ordine interno: la disorganizzazione e lo sfaldamento del movimento comunista, per di più oramai disabituato alle lotte dure e di piazza, almeno qui in Italia. Il secondo, di ordine esterno e ancor più insidioso. Quando il capitale non è in grado si risolvere le crisi da sé stesso generate, invocare il pericolo rosso e scaricare su di esso i motivi delle crisi stesse, del disordine e, quando possibile, dei morti -spesso fatti, come è accaduto negli anni ’70, proprio per invocare la violenza comunista- è sempre utile. Il capitale, insomma, gioca sporco ed è anche abituato a truccare le carte. Si sa, ce lo dice la storia. E, alla fine dei giochi, un po’ di ordine fascista –nelle più varie accezioni del termine- è sempre salutare. Ovviamente nell’interesse dei padroni!
Ecco perché, noi comunisti, dovremmo tornare a praticare quello che Gramsci chiamava, con somma intuizione, il pessimismo della ragione unito all’ottimismo della volontà. Il capitale si può battere, certo, anche se con mille difficoltà e a costo di molte vite. E’ sempre la storia che ce lo dice. Ma questa volta, a dircelo, è la nostra Storia!
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