giovedì 19 dicembre 2013
BUON NATALE...
In un paese sempre più povero, con sempre più disoccupati, i cui i giovani, guardando al futuro, sentono il terrore di chi vive senza sogni e senza passione; in un paese i cui operai e la cui classe lavoratrice perdono posti di lavoro e, con essi, la propria dignità; in un paese i cui i vecchi si suicidano perché, al tramonto della vita, le pensioni da fame sono umilianti e non consentono di mettere insieme il pranzo con la cena; in un questo paese, cosa ci sia da festeggiare io non lo capisco.
In un paese masticato e sputato dalle avide bocche dei padroni, massacrato e preso a calci dallo stato borghese; in un paese mortificato, nella sua umanità, da un razzismo sempre più trionfante e dal sempre crescente disprezzo per le donne, di cui lo stupro, le botte e l’assassinio non sono altro che il frutto marcio di una misoginia culturale, sempre più radicale, e dell’impotente machismo italiota che, invece di scopare, si masturba su youporn e poi, nell’ alienata auto contemplazione e autocelebrazione del suo membro, si vanta di essersi portato a letto mille donne; in questo paese, cosa ci sia da festeggiare, sinceramente non lo capisco.
In un paese che ha svenduto la sua intelligenza e il suo patrimonio d’arte e cultura al mercato delle vacche; in un paese fagocitato dalle fiction sui preti, i carabinieri, la polizia, i nonni e i santi, dagli Xfactor e dai Grandi Fratelli; in un paese narcotizzato dall’entropia dilagante dei talk show politici e inebetito da tette e culi al vento, arrapato dall’accavallo della Brambilla o dal racconto cronachistico delle saffiche avventure, in ambigue vesti monacali, dell’igienista dentale Nicole Minetti: un nome, per i napoletani, che è un dolce presagio; in un paese decerebrato dalle insulse chiacchiere di un comico, la cui unica politica è il vaffanculo tattico, sessualmente affine al qualunquismo strategico, dunque ben lieto di offrire le terga degli italiani al nuovo neofascismo marciante su Roma; in un paese come questo, cosa ci sia da festeggiare continuo a non capirlo.
Nel paese del PD del Caimano del Grillo parlante del neofascista razzista Salvini dell’Asinello e dell’Ulivo, del nipote Letta del nano Brunetta di mortadella Prodi dell’infido D’Alema e dei nauseanti telefonisti alla Vendola, di re Giorgio del Celeste del bimbominchia Renzi della resuscitata DC degli zombie e della mafia, del lungo chiomato e inquietante guru Casaleggio, dei Forconi di Casapound di Forza Nuova...e anche nel paese degli pseudo rivoluzionari comunisti da tastiera, me per primo; insomma, in un paese la cui realtà allucinata sembra sospesa tra una fiaba dei fratelli Grimm, il Teatro dell’Assurdo beckettiano, un racconto di Poe e un film di Cronenberg, il tutto condito da massicce dosi di mescalina, cosa ci sia da festeggiare, non lo capisco e mi rifiuto di capirlo.
Questo paese, il mio paese, il paese nato dalla Resistenza, dalla Lotta Partigiana e Comunista al nazifascismo, il paese in cui furono più accese, dure e commoventi le lotte operaie e studentesche che, tra gli anni ‘60 e l’inizio degli ‘80, fecero tremare i padroni e sognare il proletariato e la classe operaia e lavoratrice; il paese delle avanguardie rosse e rivoluzionarie, giuste o sbagliate non m’ interessa perché non m’ interessano i giudizi manichei su bene e male, giusto o sbagliato, quando ci si sente in guerra con uno stato che ti terrorizza, ti ricatta e ti umilia, sempre schierandosi con i forti e mai con i deboli; questo paese, dunque, il mio paese, apre sempre più le sue vecchie cosce, maleodoranti di incenso clericale, di antiche nostalgie baronali, di ipocrisia piccolo borghese e di patriarcale dominio, al fascismo. Il fascismo fu ed è tensione desiderante mai sopita, nell’Italia della maggioranza silenziosa e moderata, pretesca e benpensante, demagogica e caciarona, che si affida alla Provvidenza e al Così Sia. In un paese in tali condizioni, cosa dovrei dunque festeggiare?
E nel mondo votato all’egolatria, dominato dal puro interesse personale e dalla cultura mercantile del business e del denaro; nel mondo lordato dalle sporche guerre imperialiste, fatte per il petrolio, il gas, lo sfruttamento delle risorse, appartenenti a nazioni e popoli che non possono e non potranno mai usufruirne; nel mondo dove si compra e si vende carne umana; nel mondo dove si commerciano bambini, e c’è chi paga per stuprarli o venderne gli organi al mercato globale e al miglior offerente; nel mondo dove Israele, immemore dei suoi figli massacrati dai nazisti, ripropone, quotidianamente, lo stesso massacro sui figli di Palestina, nel silenzio omertoso di gran parte del pianeta, specie della parte occidentale; in questo mondo dico ancora: cosa festeggiamo, cosa festeggiate?
In un mondo dominato dal Capitale e dal fascismo finanziario delle multinazionali e delle banche; in un mondo omologato e incasellato –l’Americalatina è splendida eccezione- nel trionfo disumanizzante del pensiero neoliberista; in un mondo, dove i ricchi sono sempre più ricchi e i poveri sempre più poveri, alla faccia di tutti i Natali colmi di speranza e di bontà, venuti e a venire; in un mondo così, vi chiedo: cosa festeggiate?
Per quel che mi riguarda, in questo paese/mondo infetto e reazionario, volgare e pornografico nella sua avida sete di dominio, sono un disadattato. Peggio: un comunista, con tendenze anarcoidi, che ama ubriacarsi, scrivere e scopare.
E allora mi dite che cazzo dovrei festeggiare, se sono pure ateo?
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