mercoledì 15 gennaio 2014

I MARXISTI NON FANNO MAI LA RIVOLUZIONE…

I marxisti non fanno mai la Rivoluzione. Un’ affermazione che, da qualche tempo, sento ripetere spesso, troppo spesso. Un’affermazione, direi, quanto meno azzardata e sorprendentemente inesatta sul piano storico. E la rivoluzione d'ottobre? La lunga marcia di Mao, in Cina? La rivoluzione cubana? I movimenti rivoluzionari-resistenziali in Vietnam, Portogallo, Spagna, Cile, Paraguay, i Tupamaros in Uruguay, la ribellione in Congo Belga (dove fu presente Che Guevara), e le altre rivoluzioni in Africa, dove i movimenti marxisti -a cominciare da quello in Burkina Faso con Thomas Sankarà, ucciso, poi, per ordine della CIA- hanno cercato di mutare il criminale ed iniquo assetto politico, economico, sociale, legato al colonialismo e al neocolonialismo Occidentali? E, per arrivare all'Italia, la stessa Resistenza al nazifascismo, fermata poi, sulla strada per l’insurrezione finale, da superiori interessi geopolitici e strategici e dagli accordi di Yalta? E ancora, tutto il movimento bolivariano in Americalatina, oggi, da Chavez a Morales, da Mujica a Correa? Insomma, queste esperienze come le chiamiamo? Sarebbero forse dettagli? Suvvia, cerchiamo di non dire assurdità! Ed inoltre, i movimenti comunisti-rivoluzionari che in Italia, tra gli anni '70 e '80, proprio nel nome della suddetta Resistenza, hanno tentato di farla, quella Rivoluzione –da Autonomia Operaia alle B.R., da Potere Operaio a Prima Linea- venendo alla fine etichettati, dal Potere e dalla morale borghesi, semplicemente come violenti, assassini e terroristi, cosa sono? Pochi li appoggiarono e li seguirono, anche tra coloro -il P.C.I. innanzitutto- che avevano la vocazione di partito rivoluzionario.
La verità è che è troppo facile criticare, incazzarsi, accusare, usare il becero turpiloquio come arma politica -vedi Grillo- e anche blaterare di rivoluzione, da dietro una tastiera o tra amici al bar: questo vale per i grillini come per me stesso, sia ben chiaro. Ma poi, passare all'atto, farla davvero la Rivoluzione, prendere le armi, entrare in clandestinità, dover sparare, doversi nascondere, rinunciare a tutto e forse alla stessa vita, è tutta un'altra musica. Ci vuole coraggio, determinazione, fede altissima in un ideale e nella convinzione che una società diversa sia possibile. Qualità che, guardandomi in giro, non mi pare di vedere.
Oggi, chi è incazzato davvero è stato talmente plagiato e corrotto da anni di propaganda di regime, pacifista e troppo spesso volta alla criminalizzazione del dissenso, quando questo si esprima in forme più dure e decise –si pensi a cosa stanno facendo ai militanti NO TAV- che o ha timore di spingersi fino in fondo per paura di ritorsioni, arresti e manganellate -il G8 di Genova ha segnato un punto di non ritorno, proprio sul versante dell’intimidazione- o, peggio, in caso di egoistica vigliaccheria, bada al proprio orticello, cercando di non perdere anche quel poco che ha. I restanti, al tirar delle somme, mi sembra siamo tutti, chi più chi meno, soddisfatti delle nostre mediocri vite piccolo-borghesi. Mi si voglia perdonare l'amarezza e la franchezza!





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