sabato 1 marzo 2014
IL COMUNISMO ALLA…NORMA
Stamattina, facendo zapping, vedo che sta andando in onda, in replica, Otto e Mezzo, programma serale di La7. Mi soffermo, perché in studio scorgo la presenza di Norma Rangeri, direttrice di quel Manifesto rimasto, in pratica, dopo i tagli all'editoria -voluti dagli ultimi governi Berlusconi-Monti, e tanto invocati dai 5 Stelle- l'unico giornale a sinistra dell’ indecente Repubblica. Sono, dunque, curioso di sentire cosa dirà la direttrice e quali argomenti verranno trattati, vista anche l'eterogeneità degli ospiti. Ci sono, infatti, oltre alla Rangeri, Crepet e Cacciari!
Orbene, il professor Crepet esordisce, ad una domanda della Gruber su Renzi, rispondendo che il ragazzo è giovane e quindi, giustamente, scalpita per il potere. Per poi aggiungere qualcosa che, appena ascoltata, mi fa venire voglia di mettere mano alla pistola. Sostiene, il pop luminare della psichiatria italiana, che, in un paese dove i giovani hanno poca voglia di lavorare e in cui molti fanno le 6 di mattina in discoteca, uno come Renzi, che si alza alle 6, comincia twittare e a lavorare, bisogna per forza sostenerlo. Argomentazione politica, di impronta psicologica, ineccepibile, non c'è che dire; sostenuta anche dal Pericle di Venezia, Massimo Cacciari. Andiamo avanti.
Quando la Gruber propone un paragone tra Berlusconi e Renzi –ciò che io chiamo, mutuandolo dall’amico Roberto Del Gaudio, Mattelvio Renzusconi- il duo Crepet-Cacciari raggiunge l’apogeo. Sostengono i due, infatti, che non ci può essere paragone tra Mr. B. e l’evangelista fiorentino. Matteo è un puro, un’anima candida, che nulla ha a che fare con la vecchia politica e col satrapo/satiro Berlusconi. Non so se essere più incazzato o divertito, da tanta involontaria comicità. I motivi sarebbero molti. Ma, a quel punto, prende la parola la Rangeri. Mi dico -sentendomi un po’ come Nanni Moretti in Aprile- ora dirà qualcosa di comunista e li metterà apposto. E, tutto sommato, la Norma comincia pure benino: «io preferisco –esordisce- un altro giovane, che si chiama Alexis, che è greco ed è il leader di Syriza, che ha il 30% in Grecia e che vuole realmente cambiare quest’Europa così com’è costruita». Ecco, penso, ora mette sul piatto –da direttrice di un quotidiano prettamente politico e che si dice comunista- le differenze politiche, appunto, tra Renzi e Tsipras; e tra l’Europa di Maastricht, della Troika e delle Banche e l’Europa improntata sulla giustizia sociale, l’uguaglianza economica, la redistribuzione della ricchezza, la rinegoziazione del fiscal compact; l’Europa dei diritti- oramai cancellati- della classe lavoratrice, del no al ricatto del debito sovrano. Insomma, la differenza tra l’Europa dei padroni e delle borghesie imperialiste e un’Europa ispirata a principi, più o meno socialisti. Ma lei no! Appigliandosi all’ancestrale risorsa dell’antiberlusconismo -culturalmente e politicamente reazionaria- come il maschilismo cattolico si attacca al peccato originale di Eva, dice: «Renzi è impregnato di cultura berlusconiana… è andato alla Ruota della Fortuna e da Maria De Filippi. E alle camere ha fatto un discorso da talk show!». Sgomento, esplodo in un liberatorio: ma che stracazzo dici, Norma?
Questi sarebbero gli ultimi bastioni intellettuali del pensiero comunista!? Mi cadono davvero le braccia. Del resto, però, ho semplicemente voluto illudermi, ancora una volta. Solo per un attimo!
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