mercoledì 30 aprile 2014
APPLAUSI BASTARDI: UNO SPUTO SULLA SALMA DI FEDERICO
"Vengono pagati mille euro al mese...Sono stati tagliati gli straordinari...Rischiano la vita durante le manifestazioni, affrontando teppisti facinorosi....Il settore delle forze dell'ordine subisce tagli sconsiderati.".
Queste, alcune ignobili dichiarazioni di esponenti politici, per lo più di destra, a commento della schifosa vicenda degli applausi tributati, ai quattro assassini in divisa -Paolo Forlani, Luca Pollastri, Enzo Pontani e Monica Segatto- dai colleghi del SAP (Sindacato Autonomo di Polizia), ieri, durante il congresso di Rimini. In pratica, pur condannando l’atto in sé, si adducono un’infinità di scusanti.
Or dunque, non starò qui a parlare del fascismo delle forze dell'ordine e della degenerazione violenta, tipica degli squadroni della morte, che, da sempre, ha caratterizzato l'operato di polizia e carabinieri, in questo paese, con la criminale copertura della politica: da destra a sinistra, dai democristiani ad alcuni esponenti del PCI, tanto per intenderci! Tanti, troppi sarebbero gli episodi da raccontare. Dallo stupro ordinato, dai vertici della caserma Pastrengo di Milano, di Franca Rame, compiuto poi dai fascisti di Piazza San Babila, sempre pronti a mettersi al servizio dello stato borghese e dei suoi sbirri, alle dichiarazioni del boia Cossiga che, soltanto pochi anni fa, suggeriva a Maroni, ministro dell’interno, di seguire le sue orme sulla repressione del dissenso: «Maroni dovrebbe fare quel che feci io quand'ero ministro degli Interni. Ritirare le forze di polizia dalle strade e dalle università, infiltrare il movimento con agenti provocatori pronti a tutto, e lasciare che, per una decina di giorni, i manifestanti devastino i negozi, diano fuoco alle macchine e mettano a ferro e fuoco le città. Dopo di che, forti del consenso popolare, il suono delle sirene delle ambulanze dovrà sovrastare quello delle auto di polizia e carabinieri. Le forze dell'ordine dovrebbero massacrare i manifestanti senza pietà e mandarli tutti in ospedale. Non arrestarli, che tanto poi i magistrati li rimetterebbero subito in libertà, ma picchiarli a sangue e picchiare a sangue anche quei docenti che li fomentano. Soprattutto i docenti. Non quelli anziani, certo, ma le maestre ragazzine sì. Si rende conto della gravità di quello che sta succedendo? Ci sono insegnanti che indottrinano i bambini e li portano in piazza: un atteggiamento criminale!». Sapeva bene di che parlava, il Presidente emerito, visto che quella strategia, degna di Pinochet, nel ‘77 aveva prodotto i suoi frutti, con l’assassinio di Giorgiana Masi. Ma andiamo avanti. Dalle stragi compiute, dalla polizia di Scelba, nell'immediato dopoguerra, alla morte di Carlo Giuliani, a Genova, fino ai casi Aldrovrandi e Cucchi. Se si vuole, questi ultimi ancor più gravi, perché omicidi commessi senza la pur vile scusante degli scontri di piazza. Omicidi, che hanno una sola comune matrice: il gusto della brutalità, da esercitare su vittime inermi, che caratterizza tutti gli aguzzini. Un gusto, in genere, messo alacremente al servizio di dittature fasciste e militari. Ebbene no, non starò a soffermarmi su tutto questo, anche se potrei.
Il mio pensiero, ovviamente, da padre di un ragazzo di 21 anni, corre innanzitutto alla madre di Federico e al suo dolore, per un figlio ucciso ripetute volte. Quell'applauso, lei deve averlo avvertito come l'equivalente di uno sputo sula salma del suo ragazzo. Uno sputo che resterà indelebile. E le dichiarazioni dei politici –Salvini su tutti, il quale si è addirittura schierato apertamente con il SAP- che stamattina deploravano ma, tutto sommato, mostravano comprensione per quei mostri plaudenti, deve averle dato non solo il voltastomaco, ma il colpo di grazia, in merito alla fiducia nello stato. Lo spettacolo più indecoroso e ridicolo, però, in questa tragica vicenda, lo ha offerto la cosiddetta sinistra, i cui esponenti hanno parlato di grave errore. Come se un episodio del genere possa essere sanzionato con la matita rossa e blù. Una vergogna. Si dovrebbe invocare il licenziamento di tutti gli agenti, che ieri plaudivano agli assassini. Del resto, le aziende non procedono a licenziamenti in massa, e spesso senza neanche giusta causa? Qui, invece, la giusta causa mi sembra evidente. Ma tant’è. Lo stato borghese ha la sua giustizia, le sue regole, le sue logiche meschine e classiste, a difesa dei propri interessi e di chi, quegli stessi interessi, è chiamato a tutelare, ovviamente contro il popolo. Lo stato borghese che, con Renzi ed Alfano, esprime formale indignazione per l’accaduto, non perché il fatto sia culturalmente ed eticamente indegno ma semplicemente perché c’è una sentenza passata in giudicato e le sentenze si rispettano. Lo stato borghese, che punisce l’operato di quei quattro poliziotti, ma poi ne manda altri a picchiare e spaccare teste, nelle piazze, per reprimere ogni voce si levi contro la macelleria sociale da esso attuata. Lo stato borghese che, ha sì condannato gli assassini di Federico, ma ha lasciato, dopo appena sei mesi di detenzione, che essi continuassero ad indossare la divisa. Lo stato borghese, che condanna per terrorismo i militanti NO TAV e che potrebbe mettere agli arresti, con la stessa motivazione, un intellettuale come Erri De Luca, per il solo fatto di aver espresso solidarietà nei confronti di quella lotta. Viviamo, pertanto, in uno stato surreale?
Certo che no. Semplicemente, come la Storia ci insegna, sono questi i prodromi di quel fascismo –con o senza la camicia nera, parliamoci chiaro- che, personalmente, ritengo ormai giunto nuovamente a maturazione, in questo paese, da sempre culturalmente incline a simili regimi.
Allo stesso tempo, però, non posso fare a meno di chiedermi: se polizia e carabinieri sono esclusivi strumenti di repressione, se la vita di un ragazzo di vent’anni vale meno di quella di quattro criminali, soltanto perché questi indossano una divisa, e se -per tornare a quanto dicevo all’inizio- si tirano in ballo i tagli alla spesa, i bassi stipendi, la cancellazione degli straordinari e via dicendo, per giustificare ogni sorta di orrore possa essere commesso dalle forze dell’ordine, allora operai e classe lavoratrice, pensionati e studenti senza futuro, cosa sarebbero autorizzati a fare? Personalmente, non ho dubbi. Ci sono momenti, nel corso della Storia, in cui la violenza di classe non solo è auspicabile, ma è necessaria. Quasi un dovere morale, per non perire! Siamo una nazione rinata, culturalmente, civilmente ed eticamente, nell’esempio della Resistenza al fascismo. Ma l’Italietta di oggi, quell’insegnamento sembra averlo dimenticato e, si sa, è, per sua ereditaria cultura, votata agli uomini della provvidenza. E allora, dopo venticinque anni di berlusconismo, largo a Renzi e all’indecoroso PD, complice dei padroni; oppure, a Grillo e ad i suoi borghesotti, rivoluzionari da tastiera e dell’insulto. Quelli per cui, le ideologie sono superate e conta solo il pragmatismo degli atti legislativi. Quelli per cui, Fascismo e Comunismo pari sono. Chiedo solo una cosa: alla prossima madre del prossimo Federico, cosa diremo?
Che la terra ti sia lieve, ragazzo mio!
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