sabato 10 maggio 2014

LETTERA APERTA AD UN SOSTENITORE DELLA CAUSA A 5 STELLE

Caro amico, mi dici che non ti viene da ridere quando leggi la mia ironia rivolta ai 5Stelle. E allora ti rispondo.
Sapessi quanto viene da ridere a me quando sento alcuni grillini gridare slogan come "Boia chi molla"; "Vinciamonoi" -che mi riporta alla mente il "Vincere e vinceremo" mussoliniano; oppure quell' "In alto i cuori", che prende le mosse dell'inno delle SA naziste di Rhom, poi adottato dlla X MAS di Junio Valerio Borghese, durante la Repubblica Sociale di Salò. Il testo recita: "In alto i cuori, in alto i gagliardetti, serriamo i ranghi è l'ora di marciar". Oppure quando sento la Lombardi parlare di fascismo buono; Grillo fare discorsi razzisti, o perlomeno ambigui, a scopi elettoralistici, sull'immigrazione; o qualcun altro affermare che l'articolo 18 sia un'aberrazione; o, peggio, che i sindacati andrebbero aboliti. Io sono, com’è noto, per un sindacato di classe, capace cioè di alzare il livello del conflitto sociale e quello dello scontro con il padronato, all’interno dei rapporti e delle dinamiche Capitale-Lavoro; non sono certo, quindi, favorevole ad un sindacato concertativo, come si è venuto configurando a partire dagli anni ’90. Se ne dedurrà che la triplice e la CGIL, così come sono, non godono affatto del mio favore. Grillo, però, vorrebbe un sindacato all'americana. Un sindacato che conciliasse gli interessi padronali con quelli degli operai. Che annullasse -ma del resto ci ha già pensato, sul terreno della prassi politica, la CGIL in questi anni- la Lotta di Classe, anche sul piano teorico e culturale. Al mio paese, questo, si chiama corporativismo. E sappiamo tutti, se abbiamo studiato un po’ di storia, che matrice ha il corporativismo. Ma tu, egregio amico, mi parli di rivoluzione possibile. Mi paragoni Grillo a Mao. Siamo all'eresia, mi verrebbe da dire, per attestarmi anch'io su una visione religiosa, come quella da voi assunta rispetto al capo. E via su, un po' di senso della realtà e di umiltà. Mao, seppur con i suoi errori –ma poi, chi non li commette?- è stato e resta un gigante, del pensiero marxista e della politica. Grillo è un demagogo, che trova agibilità politica in un momento storico delicatissimo e particolare, in cui sono saltati tutti i riferimenti culturali. E lui, del resto, con il suo interclassismo, la sua trasversalità, il suo furore post ideologico non solo ne incarna perfettamente il senso ma ne è addirittura il portabandiera. Questa, d’altronde, è una delle grandi ambiguità di cui ho sempre parlato, in merito alla cultura di fondo del movimento. Mi spiego. Tutto questo fa comodo al potere borghese, soprattutto in chiave anticomunista, l'unico vero spettro che lor signori continuano a temere, considerando che, vista la difficoltosa gestione della crisi, un risveglio di quelle forze potrebbe pur esserci. Basta considerare, del resto, ciò che sta accadendo in Sud America, con la CIA -e faccio solo un esempio, altrimenti dovrei parlare di Cuba, Bolivia, Ecuador ecc.- di nuovo impegnata, come ai tempi della Baia dei Porci, a sovvertire un "pericoloso" governo Socialista –termine che Grillo vorrebbe tanto abolire, confondendone la Storia e la provenienza marxiana con Craxi: figurasi- cioè quello chavista-bolivariano, regolarmente eletto in Venezuela. E il M5S con chi si è schierato? Proprio con quei manifestanti filo USA, finanziati dalla CIA, che vorrebbero ristabilire l'ordine e la finta democrazia borghese, tanto necessari a quelle multinazionali che i penta stellati dicono, poi, di voler combattere.
Ma torniamo al discorso sul potere borghese e la democrazia liberal-liberista. A costoro, il M5S è utilissimo. Serve per coagulare una rabbia pulsionale, indistinta, facendole assumere tinte qualunquiste, anziché di classe. Un potere che, proprio per questo, finge di avversarlo ma poi gli da ampio spazio. Anche su quei media che Grillo tanto critica e ai quali non risparmia accuse di servilismo e di corriva parzialità. Che, tra l’altro, sono pure largamente condivisibili. La presenza di Beppe sui tg, però, è quotidiana; deputati e senatori imperversano, oramai, in programmi di approfondimento. E questo me lo chiamate ostracismo? Ma poi, non era stato deciso di non andarci in televisione? In tal senso, voglio portare un esempio. Personalmente, non considero certo Tsipras il rimedio di tutti i nostri mali o un soggetto politico tanto radicale -men che meno poi in Italia, dove hanno combinato un papocchio di dimensioni abissali- ma se proprio si vuol parlare di censura e ostracismo, si consideri come hanno trattato il povero Alexis su Ballarò e si capirà dove si annidano realmente le paure del Capitale, del Mercato e della Troika!
In conclusione, per tornare a quanto dicevo all’inizio, personalmente non ho mai considerato il M5S di stampo fascista -come pure sento fare in giro- seppure lo ritenga attraversato da istanze di quel genere, in alcune sue componenti. Lo ripeto per l'ennesima: non ce l'ho tanto con la base o con i militanti del M5S, ma con la premiata ditta Grillo&Casaleggio. E' la dicotomia antinomica tra le due componenti del movimento che è, per me marxista, assolutamente nefasta. Mi spiego. Da un lato abbiamo dei giovani, degli attivisti, dei cittadini eletti che, pieni di buona volontà, di impeto e di illusioni, si battono per cambiare le cose; dall'altro c’è un capo carismatico, a due teste, il cui verbo è praticamente incontestabile. Non essendoci un sistema filosofico di riferimento, una cultura politica di fondo, un orizzonte di valori ideali -ma soltanto pragmatici- cui guardare, diventa inevitabile che l'unica parola che conti sia quella del capo. Non sono io a dirlo, è la Storia che ce lo dimostra e la realtà ce ne da conferma. Grillo incarna, sempre secondo me ben inteso, il concetto non di guida ma di condottiero, la cui unica evoluzione possibile è il cesarismo. Del resto, anche il movimento comunista ha avuto le sue derive bonapartiste. Ma noi lo ammettiamo e ne discutiamo. Anche troppo, direi. I pentastellati si piegano ai voleri del Capo. Pena l’espulsione e la gogna.



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