martedì 4 novembre 2014

CITTADINI CONTRO CITTADINI: LE MISTIFICAZIONI SEMANTICHE DEL BLOG DI GRILLO E IL SUO INCESSANTE ATTACCO ALLA RAPPRESENTANZA DEL MONDO DEL LAVORO

Ieri, sul blog di Grillo, a cura della redazione, è uscita un’intervista ad Igor Gelarda, membro della segreteria nazionale del Consap, sindacato di Polizia, dal titolo insultante e tragicomico: Cittadini contro cittadini. Già nell’adozione di quel titolo, difatti, Grillo ed i suoi discepoli chiariscono il loro pensiero reazionario, evidenziando due fattori: uno d’ignoranza abissale e l’altro di malafede. Il primo, di carattere storico-linguistico, attiene all’uso -o dovremmo dire all’abuso- sconsiderato del termine cittadino, che i penta stellati vanno facendo, evidentemente legandolo alla connotazione che, quel sostantivo, acquisì ai tempi della rivoluzione francese. Nella Francia rivoluzionaria, infatti, il vocabolo veniva usato per affermare l’eguaglianza di tutti i francesi di fronte alle leggi. Una parità che, come risulta oramai evidente, lo stato borghese ha progressivamente annullato, a tutto vantaggio di ricchi, politici, notabili e rappresentanti della legge, al suo servizio, i quali, se anche commettono un reato o un abuso di potere, godono della piena immunità. Il secondo, la malafede, con requisiti politico-sociali, va attribuito, credo, al “proprietario” dello stesso blog, e consiste nel mistificare la realtà, secondo le proprie esigenze strategiche e comunicative. In apertura di intervista, infatti, si dice che: «I sindacalisti che hanno organizzato il corteo non potevano non sapere che la deviazione del corteo non era consentita» e, dunque, i poveri poliziotti sono stati costretti , a malincuore, ad usare i manganelli. Ora -a parte il fatto che non c’è stata nessuna deviazione, come dichiarato da Landini e dagli altri operai presenti in piazza- chiunque abbia partecipato a cortei e manifestazioni -che i borghesotti, pseudo rivoluzionari a 5 Stelle, ovviamente non frequentano- sa con quanta pena nel cuore i reparti antisommossa utilizzino la violenza, quando in piazza c’è la sinistra radicale: sia essa rappresentata da centri sociali, gruppi antagonisti, o operai. Di operai e studenti morti, per mano delle questure, è costellata la storia di questo paese. è quindi vergognoso, sentir parlare, per tutta l’intervista, lo sbirro Gelarda, che cerca di giustificare l’aggressione dei colleghi, a carico dei lavoratori delle acciaierie di Terni; e costituiscono una vera e propria offesa all’intelligenza ed alla dignità umana, parole del tipo: «la polizia, durante le manifestazioni, è messa lì a garanzia dell’ordine pubblico, che significa a garanzia della protezione dei manifestanti, dei cittadini e della città». E certo, la Polizia è una garanzia: come a Genova e a Napoli, nel 2001; alla Diaz e a Bolzaneto; come in Val di Susa o nel corso degli sgomberi delle case. Una garanzia: come nei casi Aldrovandi, Cucchi, Uva, Bifolco. E potrei continuare. Ciò che i servi del sistema garantiscono sono violenze, soprusi o, male che vada, la morte!
Ma le armate dell’odierno Savonarola non demordono, e fanno anche sfoggio di cultura sinistrese. Prendendo in prestito, strumentalmente, lo scritto più ambiguo, sbagliato e con più conseguenze, suo malgrado, di Pasolini, “Il PCI ai giovani”, ovviamente decontestualizzato dal clima sessantottino, parlano di scontro tra proletari. Un vero azzardo semantico, a corollario della loro disonestà intellettuale. Data la situazione attuale,a voler essere filologi, i proletari, in quella piazza, stavano tutti da un lato: quello degli operai. Operai che rischiano di perdere il lavoro e lo stipendio; mentre, dall’altra parte, non soltanto c’era e c’è gente stipendiata, ancorché male, ma soprattutto uomini che, grazie alle divise che indossano, sanno di poter contare sulla protezione dello stato borghese, del governo e dei padroni. Quanto accaduto in questi giorni, col caso Cucchi, ce ne da ampia prova. Sul blog del Beppe nazionale, dunque, si da la parola agli operai, alla classe lavoratrice, a coloro che subiscono, oltre alle violenze della crisi anche l’aggressione delle forze dell’ordine? Certo che no! L’odierno Savonarola, moralizzatore della politica italica, il capopopolo Grillo e la sua pletora di contestatori antisistema, che prediligono le passeggiate sui tetti e le piazze virtuali, alle piazze reali, dove avviene il conflitto, questi nuovi rivoluzionari di stampo conservatore –per chi non lo sapesse, non è un ossimoro: Die konservative Revolution (La Rivoluzione Conservatrice, appunto) fu, nella Germania post prima guerra mondiale, quel movimento che riunì intellettuali di destra, avversi alla Repubblica di Weimar, tra cui Carl Scmitt, Ernst Junger, Hugo Von Hofmannsthal, Oswald Spengler, e che costituì il germe iniziale, da cui prese vita, poi, il nazismo- non intervistano gli operai malmenati dagli sbirri, cioè le vittime; bensì gli aggressori, i carnefici appunto. Perché va dimostrato, ancora una volta, quanto qualunque sindacato, ed il concetto stesso di sindacato, sia eversivo e faccia male al mondo del lavoro e delle imprese. Grillo persegue, come dico da tempo, un’ idea corporativistica della rappresentanza del mondo del lavoro. La conciliazione, cioè, tra gl’interessi di parte. Un’idea, com’è noto, fascista. Per chi ha cultura marxista, dunque, da rigettare in toto. La composizione degli interessi di classe è a vantaggio del padronato, da sempre; mentre, per scardinare l’offensiva reazionaria e controriformista in atto, condotta, senza tregua, dalle elite finanziarie contro il mondo del lavoro ed i diritti da esso acquisito, attraverso le politiche neoliberiste, l’unica strada percorribile è il conflitto. Il conflitto Capitale-Lavoro, da cui Grillo si tiene, opportunisticamente, alla larga,
Grillo ed i 5 Stelle, pertanto, dimostrano, ancora una volta, con quest’intervista, di essere, né più né meno, una delle tante facce che il Capitale assume, per spezzare la possibile e pericolosa, per le borghesie, unità delle classi lavoratrici. Per parafrasare Chossudovsky, ed il suo"La fabbrica del dissenso": sono le stesse elite finanziarie a foraggiare movimenti popolari -come quello penta stellato, per intenderci- apparentemente anticapitalisti ed antiglobalizzazione, che non risultino nocivi per quelle stesse elite. Insomma, null’altro che un modo ingegnoso per controllare rischiose derive marxiste. Oramai, si governa non solo costruendo il consenso, ma anche fabbricando dissenso, tramite soggetti venduti agli interessi del Capitale monopolistico. Grillo è palesemente uno di questi soggetti. Basti considerare le sue alleanze europee; le sue oscillazioni, nel quadro politico, sempre all'insegna dell'ambiguità; le sue dichiarazioni razziste; la sua sollecitazione della rabbia viscerale, immediata, mai indirizzata verso un progetto di società, che non si comprende quale dovrebbe essere. Insomma, Grillo svela, giorno dopo giorno, sempre più la sua vera faccia. Quella di un parafascista, al servizio delle borghesie finanziarie. Con Grillo non si cambia. Si finisce dritti tra i denti aguzzi dei padroni.













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