giovedì 14 marzo 2013

HABEMUS PAPAM BERGOGLIO. ANTIABORTISTA E CONNIVENTE CON LA DITTATURA FASCISTA DI VIDELA!




Gesuita, argentino, Bergoglio è il primo papa sudamericano. La novità, però, è tutta qua. Già in lizza per il soglio pontificio nel 2005 –fu battuto dal dimissionario Ratzinger- è un conservatore-popolare, il che, secondo il linguaggio della politica argentina, vuol dire conservatore estremo in materia dogmatica ma con una spiccata sensibilità verso le fasce povere cui, però, guarda in termini di tipo assistenziale. Se si eccettua una breve parentesi negli anni ‘70, durante la quale abbraccia la Teologia della Liberazione, con l’avvento delle dittature fasciste in gran parte del Sud America, e in particolare con quella dei militari in Argentina, cuor di leone Bergoglio se ne distacca, dichiarandosi, da allora, suo strenuo oppositore. Ricordiamo che la Teologia della Liberazione, affermatasi a partire dal 1968 in tutta l’America del sud, propugna un processo di liberazione dalla povertà tramite la trasformazione sociale e politica della nazione latinoamericana, affermando che la liberazione stessa è conseguenza della presa di coscienza della realtà socio-economica che investe quella stessa nazione. Una teologia progressista quindi, che, cosa più importante, nasce per battersi conto le dittature fasciste, che hanno funestato la maggior parte dei paesi sud americani durante l’intero arco degli anni ’70-’80, e imposte, per ragioni economiche e in chiave anticomunista, dagli USA. I sacerdoti che vi aderiscono, d’altronde, hanno sempre denunciato i danni prodotti dall'economia di mercato e l'alienazione che il capitalismo causa a milioni di persone, sposando altresì, negli ultimi anni, le tesi e l'azione del movimento "no-global" e la connessa contestazione del neoliberismo. Insomma, una pratica di fede che ha promosso un modo di intendere la chiesa e il messaggio evangelico, che essa dovrebbe diffondere, diverso e slegato dalle dinamiche del potere curiale che, da sempre, regnano in vaticano e ne plasmano la linea e la condotta politica. Ovviamente, come da prassi, per tutte queste ragioni, la Teologia della Liberazione e i suoi seguaci sono stati da sempre accusati di simpatie filocomuniste.
Tornando ora all’elezione di Bergoglio, com’era prevedibile, il vaticano non smentisce sé stesso, portando al soglio di Pietro un gesuita lontano dalla curia, certo, ma comunque un esponente della gerarchia più retriva. E non solo. Sul nuovo Papa Francesco –i media già stanno glorificando questa scelta fortemente simbolica e si sperticano in elogi, francamente ridicoli- incombe, infatti, l'ombra della connivenza col regime militare-fascista di Videla e l’accusa di aver favorito, addirittura, la persecuzione di alcuni suoi sacerdoti. A tal proposito, le madri di Plaza de Mayo, appena appresa la notizia dell’elezione, lungi dall’esultare, hanno addirittura dichiarato, per bocca di Hebe Bonfadini, in questi giorni in Italia: «Le madri ormai da molti anni, ovvero da quando hanno dato il via alla loro lotta, collaborano solo con sacerdoti del terzo mondo. Abbiamo una lista di 150 sacerdoti assassinati dalla dittatura e di questi la Chiesa ufficiale non si è mai preoccupata e non ha mai reclamato per i loro corpi. Le madri parlavano della Chiesa ufficiale quando nessuno lo faceva. Questa è opprimente, ma quelle del terzo mondo sono invece liberatrici. Abbiamo rapporti solo con loro, e per il Papa che hanno nominato abbiamo solo da dire una cosa: Amen!» Altro che loro punto di riferimento, quindi, come qualche giornalista e qualche politico nostrano ha dichiarato! E valga per tutto, anche l’augurio freddissimo che la presidente argentina. Cristina Kirchner, ha fatto al nuovo papa. Ad ogni modo, come se non bastasse, il neo papa Francesco non solo è anche un intransigente antiabortista ma si dichiara, nel solco del retaggio culturale più conservatore tracciato dalla chiesa, contrario alle unioni gay. Insomma, diciamo la verità, c’è poco da stare allegri.
Se a tutto ciò, poi, aggiungiamo il fatto che molti paesi della Latino America, in questi ultimi anni, hanno intrapreso la via maestra del socialismo e delle democrazie popolari, affrancandosi, di fatto, dal giogo imperialista statunitense, divenendo, tra l’altro, l’unico serio baluardo contro la globalizzazione del pensiero unico neoliberista, da comunista non mi ritengo per niente tranquillo. E, dopo la prematura scomparsa di Chavez, e con Castro, ahimè, vicino alla fine, non posso fare a meno di chiedermi quale sarà il ruolo di questo papa in quella parte del mondo, e come le cosiddette democrazie liberal-liberiste intenderanno utilizzare la sua autorevole influenza, e quella del vaticano, sulle cattolicissime popolazioni latinoamericane.
Purtroppo, la storia qualche spunto di riflessione ce lo fornisce. Giovanni Paolo II fu uno dei principali attori, all’interno dello scenario della guerra fredda, a contribuire alla caduta del comunismo, prima ancora che sul versante politico -in alcuni casi, è vero, degenerato in crudeli derive dittatoriali e preda di burocrazie corrotte e auto generative- su quello culturale. E non dimentichiamo, proprio in questa circostanza, che sempre papa Wojtyla finanziò, in Sud America -attraverso l’ormai famigerato IOR- alcune di quelle dittature fasciste succitate. E guarda caso, precisamente quella di Videla godette dell’appoggio incondizionato di Giovanni Paolo II e delle alte sfere vaticane.
Per concludere, dunque, secondo il mio modestissimo avviso, abbiamo assistito, ancora una volta, ad un conclave e ad un’elezione ch si sono caratterizzate per la loro natura prettamente politica, assolutamente in linea con la funzione di potere che il vaticano svolge da due millenni. Politica e potere che poco hanno a che fare, diciamocela tutta, con la discesa dello spirito santo nella sala del conclave, al fine di illuminare gli alti prelati ivi riuniti.

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