martedì 27 gennaio 2015

L’ANTIFASCISMO MILITANTE E’ UN DIRITTO ED UN DOVERE

A Cremona, sindaco e cittadini s'indignano per qualche vetrina rotta di banca -quelle stesse banche che li affamano e li ricattano e contro cui, di solito, protestano- e perché gli antagonisti hanno assaltato il locale comando di Polizia. Nessuna indignazione, invece, per la vile aggressione contro il Centro Sociale Dordoni, portata a termine, alcuni giorni or sono, dalla teppaglia fascista di Casa Pound. Un'aggressione che ha avuto, come conseguenza estrema, il ferimento, con emorragia cerebrale e susseguente coma, del compagno Emilio Visigalli, preso a calci, pugni e sprangate dai casapoundini. Evidentemente, per i cremonesi, sono più importanti le banche che la vita di un essere umano. Se poi è comunista, allora, quella vita sembra non avere alcun valore.
Il sindaco Gianluca Garimberti, pertanto, non solo ha minacciato una risposta durissima, contro gli appartenenti ai centri sociali e gli antagonisti -che basta chiamare Black Block per giustificare qualunque repressione- scesi in piazza per protestare contro l’infame attacco squadristico; ma avrebbe voluto anche vietare il concerto della napoletana 99 Posse, a causa di un post, uscito su Fb, con cui gli amici Luca Persico, Marco Messina, Sacha Ricci e Massimo Jovine hanno risposto, e giustamente, all'inquietante episodio di matrice fascista. Il post così recitava: "Più bastoni meno tastiere". Un invito aperto alla violenza, ha dichiarato il sindaco. E non già, come effettivamente è, un appello all’antifascismo militante che, di una società democratica, la cui costituzione è nata proprio dalla Resistenza al nazifascismo, dovrebbe essere la pietra fondante. Una società che, ipocritamente, festeggia la giornata della memoria e, dunque, la fine dell’incubo, in cui Hitler e Mussolini avevano sprofondato il mondo, ma che lascia rientrare, dalla porta principale, i degni eredi di quella storia e di quella dottrina, folle e scellerata; mentre perseguita, reprime, arresta e criminalizza chi ad essa si oppone.
Da qualche anno in qua, infatti, la violenza sembra essere solo quella dei centri sociali, dei movimenti, dei gruppi anarchici o dei comunisti extraparlamentari. è di oggi, tra l’altro, la notizia della vergognosa sentenza con cui si è chiuso il processo, a carico di 47 appartenenti al movimento No Tav, che ha visto comminare la bellezza di 150 anni di carcere, per gli scontri in Val di Susa. Un’enormità, che la dice lunga sull’atteggiamento repressivo che lo stato sta adottando nei confronti di chi dissente dalle politiche neoliberiste, imposte dalla Troika. In pratica, stiamo assistendo ad un ritorno al passato degli anni ‘60/ '70 quando, tra lo stato borghese, i suoi apparati di difesa –polizia, carabinieri, servizi- e i fascisti, si era realizzata una chiara saldatura ed un rapporto di contiguità, con i primi che si servivano dei secondi per la realizzazione di attentati , per mettere bombe e per gettare nel caos la società italiana, al fine di preparare un’ eventuale svolta autoritaria o l’avvento di una nuova dittatura parafascista. Chiaramente, addossando la responsabilità di tutto ciò alle forze marxiste e rivoluzionarie, impegnate, ieri come oggi, nella lotta per i diritti e la libertà della classe operaia e lavoratrice e per difendersi dall’offensiva reazionaria, il cui obiettivo era –ed è- annientarne la soggettività politica.
Or dunque, se lo mettano bene in testa, questure, istituzioni e gruppi di estrema destra. IL fascismo, in questa nazione, non lo vogliamo e non ha cittadinanza politica. Perciò, gli antifascisti risponderanno sempre, all’ infame ritorno dello squadrismo. Colpo su colpo.

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