mercoledì 14 gennaio 2015

RE GIORGIO, BERLINGUER, GRILLO E LA SUPREMA IPOCRISIA DEI DEMOCRATICI.

Re Giorgio si è finalmente dimesso. Uno dei peggiori presidenti della storia repubblicana italiana - e, considerati i predecessori, non era facile meritarsi un simile appellativo- il fautore delle larghe intese in stile tedesco; colui che ha avallato, non certo da giudice super partes, tutte le controriforme sul lavoro, imposte dalla Trojka, e la macelleria sociale che da esse è scaturita; colui che ha fatto scempio della costituzione, pur di fare gli interessi di banche e di mercati; l'umile servo del capitale internazionale; il cavallo di troia degli americani, da sempre in sospetto di essere uomo CIA, con la sua corrente migliorista, all'interno del PCI, da oggi, lascia il Quirinale. Non dubitiamo che, al suo posto, sarà eletto un altro burattino, al quale FMI, UE e BCE, con la supervisione delle multinazionali, tireranno i fili. Renzi e tutti i democratici, insieme alla destra neoliberista, lo ringraziano E allora, a Renzi e a quelli del PD, che, ieri come oggi, hanno tessuto e tessono le lodi di questo vecchio furfante della politica italica, maestro dell'inciucio e del compromesso, leader del consociativismo più volgare, e che, appena pochi mesi fa, si indignavano perché Grillo -ma guarda se, a causa di Napolitano, devo anche prendere le parti dei 5 Stelle- faceva il nome di Berlinguer, che il primo ministro ascriveva alla sua, alla loro storia, vorrei rinfrescare la memoria. Io, che picciista non sono mai stato. Anzi, a quel PCI e a Berlinguer, come è noto, non ho mai risparmiato, per storia e cultura politica, critiche durissime. Dunque, ciò precisato, veniamo al fatto.
Durante una drammatica Direzione Nazionale del PCI, che si tenne, nel 1981, all'indomani di un'enorme crisi che si era aperta all'interno del partito, proprio tra l'ala migliorista di Napolitano e la segreteria di Berlinguer, quest'ultimo così si esprimeva: "Io ho capito molto bene che c'è qui una parte di voi che vuole trasformare il Pci in un partito socialdemocratico. Sappiate che io a questa cosa non ci sto e che io non sarò mai il segretario di un tale partito. Se voi volete fare una cosa del genere lo farete senza di me e contro di me”. Poco più tardi, Berlinguer morì. Ognuno sa come le cose siano andate, sino a quale punto si sia spinta l'abiura e quale approdo abbia conosciuto il Pci, nella sua impressionante metamorfosi, dopo la svolta della Bolognina. Oggi, un partito che già aveva abbandonato a sè stessa la classe operaia durante gli anni '70 e '80 -e che di errori ne aveva già commessi non pochi, anni prima- ha abbracciato in pieno la sua deriva liberista. Non sorprende, dunque, che Giorgio Napolitano sia stato, di questa svolta, mentore e interprete. Come non sorprende che gente come Mario Monti, uomo della Trilateral, abbia potuto trovare in lui il più convinto sostenitore. Come, d'altronde, l'autoritario e narcisista Renzi. Dunque, cari democratici, mettetevi d'accordo. Siete con Napolitano o con Berlinguer? Il vostro pantheon mi sembra un po' troppo vasto. Non si può andare da Papa Francesco a Che Guevara. Passando pure per la Thatcher. Un minimo di coerenza e serietà, Non chiedo altro. E che cazzo!

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