giovedì 5 febbraio 2015

IN RICORDO DI FRANCA SALERNO

Il 3 febbraio 2011 moriva, a Roma, Franca Salerno. Comunista combattente, guerrigliera e militante dei Nuclei Armati Proletari. Sedici anni di carcere duro, speciale, alle spalle. Il 22 gennaio del 1977, evade dall’istituto di pena di Pozzuoli, insieme alla compagna Maria Pia Vianale, cofondatrice dei NAP. Nel luglio dello stesso anno, la riarrestano. Franca è incinta di Antonio: l’amatissimo figlio, che perderà, nel 2006, per un incidente sul lavoro. Partorisce nell’inferno del carcere di Badu e Carros, nel nuorese. Nonostante questo, le istituzioni penitenziarie del democratico e umanissimo stato borghese, la tengono in isolamento.
In una vecchia intervista, Franca racconta: «Sono stata arrestata ed ero incinta, ma mi hanno picchiata. Al momento dell’arresto, i poliziotti gridavano “Ammazziamole, facciamole fuori”. Se non ci fosse stata la gente a guardare dalle finestre, sarebbe stata un’esecuzione. A Pia hanno sparato perché si era mossa. Ricordo i loro occhi, dentro c’era rabbia e eccitazione; erano fuori di sé perché eravamo donne. Averci prese, per loro, era una vittoria anche dal punto di vista maschile» E ancora: «Avevo questo bambino in pancia e volevo salvaguardare la sua vita. Antonio (Lo Muscio ndr) era morto, Pia era stata portata via con l’autoambulanza ferita, io ero sul selciato e gridavo sono incinta, ma da ogni autocivetta uscivano uomini e picchiavano. Sino a quando è arrivato anche per me il momento di andare in ospedale». Alla domanda, se avesse dimenticato il carcere, così rispondeva: «Lo sogno continuamente. E per me sognare non è una seconda vita. Per me il carcere è presente, come sono presenti i compagni e le compagne che sono ancora dentro, a scontare una pena che non ha fine. In nessun modo disposti però a barattare dignità e rispetto di se stessi in cambio di libertà. Abbiamo rincorso l’utopia di un mondo migliore e mai l’interesse personale. Non lo faremo adesso». L’Utopia dell’assalto al cielo e della Rivoluzione. L’integrità, la dignità e l’orgoglio delle proprie idee. Delle proprie azioni. Della propria Storia.
La nostra Storia. Le nostre Lotte. Il nostro Cuore. Che la terra ti sia lieve in eterno, Franca

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