Ma non era Cristo, il rivoluzionario Gesù, a cacciare i mercanti dal tempio, perché lo disonoravano con le loro merci ed i loro affari? E allora, com'è che, invece, nell'urbs aeterna, dove ha sede la somma incarnazione della casa di dio, oggi sono stati i servi dei servi dei mercanti a cacciare, con la violenza, i poveri, i senza casa, insomma gli ultimi, dalla dimora del signore? Senza che curia, vertici vaticani e neanche quel comunista di Papa Ciccio abbiano detto una sola parola. Nel Vangelo secondo Matteo -quello vero- si legge: "Gesù entrò poi nel tempio e scacciò tutti quelli che vi trovò a comprare e a vendere; rovesciò i tavoli dei cambiavalute e le sedie dei venditori di colombe e disse loro: "Non sta forse scritto: La mia casa sarà chiamata casa di preghiera per tutte le genti? Ma voi ne fate una spelonca di ladri". Ogni tanto, una rilettura ai vangeli, forse, sarebbe il caso di darla, eh caro Francesco? Semmai, organizzando qualche seminario? Ma no! La Chiesa è salda e sempre dalla parte del più forte e del governo. D'altronde, Bergoglio sa con chi stare, sin dai tempi dell'Argentina di Videla. E poi dice che uno definisce la cultura italica chiericofascista.
Domani, a Roma, si terrà una kermesse fascista. Io, infatti, Salvini non lo definisco leghista. E' un fascista di cultura terzoposizionista ed un razzista. Ma le forze dell'ordine della Repubblica italiana, nata dalla Resistenza proprio al nazifascismo, chi manganellano? Ovviamente, i movimenti per la casa e gli antifascisti. Addirittura in chiesa. Pare sia il nuovo concetto di compassione democratico-sinistrodestrorsa, elaborato, in quarant’anni di paziente consociativismo, dagli eredi del PCI, in combutta con padroni, banchieri, finanzieri e satrapi nostrani. Ma no pasaran.
Rothko Chapel
venerdì 27 febbraio 2015
IL NUOVO DECRETO ANTITERRORISMO: TRA ORWEL E FOUCAULT
Più repressione. Più guerra. Più razzismo. Costituzione di una superprocura antiterrorismo, accorpata a quella antimafia. Immunità, quasi illimitata, per gli agenti dei servizi segreti: molto probabilmente anche con l’estensione alla licenza di uccidere. E, per chiudere, quell’ allure di anticomunismo, che non guasta mai e non poteva certo mancare. Sorge spontaneo chiedersi, infatti, come questo decreto verrà utilizzato nei confronti dei movimenti, degli antagonisti e di tutti coloro che dissentono, da sinistra ed in modo radicale, con le politiche neoliberiste, imposte dalla trojka, a partire dai No Tav, No Muos e No Triv. Questi, dunque, i principi ispiratori alla base del nuovo decreto antiterrorismo, varato dal Consiglio dei Ministri. Un decreto che, facendo leva sul sentimento di paura, nei confronti dell’Isis, diffuso a piene mani da politici e media, si appresta a restringere, ulteriormente, il nostro già angusto orizzonte di libertà, e ad allargare, d’altro canto, quello del controllo asfissiante di uno stato italiano, sedicente democratico e liberale, sempre più piegato, invece, alle logiche che sovrintendono alle dinamiche geopolitiche tipiche dell’imperialismo, e sottese al sistema mercantile imposto dal grande capitale finanziario e monopolistico. Ci avviamo, a grandi passi, sempre più verso una società controllata capillarmente, in tutti i suoi aspetti e settori. Altro che “1984” di Orwell o “Sorvegliare e Punire” di Foucault. Il fascismo è, oramai, la realtà. Con cui bisogna fare, quotidianamente, i conti.
giovedì 5 febbraio 2015
IN RICORDO DI FRANCA SALERNO
Il 3 febbraio 2011 moriva, a Roma, Franca Salerno. Comunista combattente, guerrigliera e militante dei Nuclei Armati Proletari. Sedici anni di carcere duro, speciale, alle spalle. Il 22 gennaio del 1977, evade dall’istituto di pena di Pozzuoli, insieme alla compagna Maria Pia Vianale, cofondatrice dei NAP. Nel luglio dello stesso anno, la riarrestano. Franca è incinta di Antonio: l’amatissimo figlio, che perderà, nel 2006, per un incidente sul lavoro. Partorisce nell’inferno del carcere di Badu e Carros, nel nuorese. Nonostante questo, le istituzioni penitenziarie del democratico e umanissimo stato borghese, la tengono in isolamento.
In una vecchia intervista, Franca racconta: «Sono stata arrestata ed ero incinta, ma mi hanno picchiata. Al momento dell’arresto, i poliziotti gridavano “Ammazziamole, facciamole fuori”. Se non ci fosse stata la gente a guardare dalle finestre, sarebbe stata un’esecuzione. A Pia hanno sparato perché si era mossa. Ricordo i loro occhi, dentro c’era rabbia e eccitazione; erano fuori di sé perché eravamo donne. Averci prese, per loro, era una vittoria anche dal punto di vista maschile» E ancora: «Avevo questo bambino in pancia e volevo salvaguardare la sua vita. Antonio (Lo Muscio ndr) era morto, Pia era stata portata via con l’autoambulanza ferita, io ero sul selciato e gridavo sono incinta, ma da ogni autocivetta uscivano uomini e picchiavano. Sino a quando è arrivato anche per me il momento di andare in ospedale». Alla domanda, se avesse dimenticato il carcere, così rispondeva: «Lo sogno continuamente. E per me sognare non è una seconda vita. Per me il carcere è presente, come sono presenti i compagni e le compagne che sono ancora dentro, a scontare una pena che non ha fine. In nessun modo disposti però a barattare dignità e rispetto di se stessi in cambio di libertà. Abbiamo rincorso l’utopia di un mondo migliore e mai l’interesse personale. Non lo faremo adesso». L’Utopia dell’assalto al cielo e della Rivoluzione. L’integrità, la dignità e l’orgoglio delle proprie idee. Delle proprie azioni. Della propria Storia.
La nostra Storia. Le nostre Lotte. Il nostro Cuore. Che la terra ti sia lieve in eterno, Franca
In una vecchia intervista, Franca racconta: «Sono stata arrestata ed ero incinta, ma mi hanno picchiata. Al momento dell’arresto, i poliziotti gridavano “Ammazziamole, facciamole fuori”. Se non ci fosse stata la gente a guardare dalle finestre, sarebbe stata un’esecuzione. A Pia hanno sparato perché si era mossa. Ricordo i loro occhi, dentro c’era rabbia e eccitazione; erano fuori di sé perché eravamo donne. Averci prese, per loro, era una vittoria anche dal punto di vista maschile» E ancora: «Avevo questo bambino in pancia e volevo salvaguardare la sua vita. Antonio (Lo Muscio ndr) era morto, Pia era stata portata via con l’autoambulanza ferita, io ero sul selciato e gridavo sono incinta, ma da ogni autocivetta uscivano uomini e picchiavano. Sino a quando è arrivato anche per me il momento di andare in ospedale». Alla domanda, se avesse dimenticato il carcere, così rispondeva: «Lo sogno continuamente. E per me sognare non è una seconda vita. Per me il carcere è presente, come sono presenti i compagni e le compagne che sono ancora dentro, a scontare una pena che non ha fine. In nessun modo disposti però a barattare dignità e rispetto di se stessi in cambio di libertà. Abbiamo rincorso l’utopia di un mondo migliore e mai l’interesse personale. Non lo faremo adesso». L’Utopia dell’assalto al cielo e della Rivoluzione. L’integrità, la dignità e l’orgoglio delle proprie idee. Delle proprie azioni. Della propria Storia.
La nostra Storia. Le nostre Lotte. Il nostro Cuore. Che la terra ti sia lieve in eterno, Franca
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