Rothko Chapel

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"L'estensione logica del business è l'omicidio!" (D. Cronenberg)

mercoledì 26 febbraio 2014

FILOSIOISMO E ANTICOMUNISMO: SU RAI3 VA IN ONDA IL TEMPO E LA STORIA. L’INFORMAZIONE E LA DIVULGAZIONE SECONDO LORO…E LA METAFISICA DI ARISTOTELE


Credo sia utile cominciare quest’articolo con una citazione tratta dalla Metafisica di Aristotele:
«Cosicché, se gli uomini hanno filosofato per liberarsi dall'ignoranza, è evidente che ricercano il conoscere solo al fine di sapere e non per conseguire qualche utilità pratica. E il modo stesso in cui si sono svolti i fatti lo dimostra: quando già c'era pressoché tutto ciò che necessitava alla vita ed anche all'agiatezza ed al benessere, allora si incominciò a ricercare questa forma di conoscenza. E' evidente, dunque, che noi non la ricerchiamo per nessun vantaggio che sia estraneo ad essa; e, anzi, è evidente che, come diciamo uomo libero colui che è fine a se stesso e non è asservito ad altri, così questa sola, tra tutte le altre scienze, la diciamo libera: essa sola, infatti, è fine a se stessa».
E veniamo ai fatti. Su RAI3, a "Il Tempo e la Storia", in onda verso le 13.00, oggi si parlava di antisemitismo e di Israele. Ad un certo punto del programma, riandando agli anni della guerra in LIbano, si dice –mostrando, strumentalmente, un titolo del Manifesto dell'epoca (siamo nel 1982): la cultura comunista, partendo da posizioni fortemente critiche nei confronti di Israele, ha finito spesso col trasformarsi in neo antisemitismo. E poi, ancora: addirittura si applaudiva Arafat, sorvolando sul fatto che il leader dell'OLP si fosse macchiato, per anni, di sangue ebraico.
Dunque, sulla prima questione, consiglierei a Bernardini -che dirige il programma- e allo studioso del cristianesimo, Alberto Melloni, presente in studio, di andarsi a rivedere meglio la storia del movimento operaio che, da sempre, condanna l'antisemitismo, in quanto questione razziale, pur nell'ottica di una critica feroce al sionismo: espressione ideologica e nazionalista del potere israeliano, da intendersi, nel quadro del movimento e del pensiero marxista, come appendice strumentale del capitalismo occidentale e USA, in funzione antipalestinese e, più in generale, antiaraba, per il controllo delle risorse petrolifere. Sulla seconda questione, quella relativa ad Arafat e all'OLP -ricordiamolo, organizzazione di ispirazione marxista- accusati di terrorismo, chiederei, piuttosto, come mai siano loro due a sorvolare, allegramente, sull'occupazione illegale, da parte israeliana, dei territori palestinesi; sui quotidiani e atroci crimini, compiuti dall'esercito sionista, ai danni del popolo palestinese; e, infine, sui massacri che portano la firma insanguinata di generali macellai, come Ariel Sharon. Sabra, Sha­tila, Jenin sono lì a dimostrare la sua disumanità e tutta la spietatezza imperialista e razzista di Israele.
Al tirar delle somme, data tale premessa, ne dedurrei che, secondo i due "intellettuali", la Palestina e i palestinesi dovrebbero subire, in silenzio, violenze e soprusi, facendo, altresì, sano esercizio di pazienza. Come Giobbe, insomma, di fronte alle atroci prove impostegli da dio. Chi conosce l'episodio biblico, comprenderà il senso di tale metafora. Giobbe rappresenta l’antinomia, quasi kafkiana, tra il giusto, che soffre senza colpa, ed il malvagio, che prospera. Egli è, dunque, il perfetto simbolo di una ricerca della giustizia, che dovrebbe colpire chi fa il male e assolvere e premiare chi fa il bene. Ma si sa, dio è spesso distratto. E allora, meglio fare da sé e lottare, anche con le armi, contro gli oppressori. Come ci insegna Che Guevara: «Davanti a tutti i pericoli, davanti a tutte le minacce, le aggressioni, i blocchi, i sabotaggi, davanti a tutti i seminatori di discordia, davanti a tutti i poteri che cercano di frenarci, dobbiamo dimostrare, ancora una volta, la capacità del popolo di costruire la sua storia». I Palestinesi lo fanno e non hanno intenzione di arrendersi.
Detto ciò, rileviamo purtroppo che, per quanto riguarda i media italiani, in particolare, e occidentali, in generale, Israele –il suo governo, la sua attuale politica di occupazione, il suo sionismo dai risvolti razzisti, che nulla hanno a che vedere, intendiamoci, con la generalità del popolo ebraico- resta intoccabile. Un po’ per un senso di colpa oramai atavico, legato principalmente a fattori religiosi: la condanna di deicidio, mai del tutto sopitasi nell’animo dei cristiani; un po’ a causa della immane tragedia dell’Olocausto; un po’, o forse tanto, perché Israele è, oggi più che mai, data la crisi energetica, il fucile dell’occidente, opulento e imperialista, puntato alla tempia dei paesi del medio oriente, al fine di non perdere il fondamentale sfruttamento dell’oro nero.
Toccabilissimi e da criminalizzare, ogni qual volta se ne presenti l’occasione, sono invece, per i democratici media occidentali, per i loro giornalisti e per i soloni che dispensano saggezza dalle pagine dei tabloid o dal video, i comunisti di ogni latitudine, la cui vocazione a dissentire col potere delle borghesie, imperialistiche e neocolonialistiche, è da considerarsi terroristica e, dunque, assolutamente da annientare. Con tutte le armi. Siano esse convenzionali o attinenti alla propaganda. La verità giornalistica, la cultura, la storia, il pensiero politico e filosofico rappresentano, per media e maitre a penser al soldo del capitale, un aspetto secondario, quando c’è da schiacciare lo storico avversario del potere reazionario, dello stato borghese e dei suoi comitati d’affari.
Basti vedere come si sono trattati, in questi giorni, il caso dell’Ucraina e, ancor peggio, quello di un Venezuela sottoposto, ancora una volta, ad un golpe, voluto e finanziato dagli USA, i quali non possono tollerare che il Sudamerica si affranchi dal loro controllo politico, per di più sottraendogli importanti risorse economico-finanziarie e levandole, attraverso le nazionalizzazioni, dalle avide mani delle multinazionali americane o dei loro partner europei. In Italia tutti, compreso i sedicenti rivoluzionari del Movimento 5 Stelle, si sono schierati a favore della ricca borghesia venezuelana, che sta mettendo a ferro e a fuoco il paese, e dei loro occulti finanziatori statunitensi , contro il presidente Maduro e gli strati sociali più deboli e poveri del Venezuela che, sin dai tempo del comandante Chavez, hanno appoggiato e voluto la rivoluzione bolivariana da lui intrapresa. Le parole d’ordine, dettate dagli organi d’informazione, sono quelle di sempre e che abbiamo ascoltato anche nel caso della rivoluzione cubana o di altre resistenze di matrice marxista: dittatura e/o violenza comunista, a seconda dei casi, e opposizione democratica. Parole d’ordine sposate in pieno anche da Grillo e dai suoi, solitamente critici nei confronti della stampa di casa nostra. Sul blog dei pentastellati si legge, infatti: «I manifestanti protestano contro la detenzione di López così come la criminalità dilagante, la carenza di beni di consumo e il tasso di inflazione superiore al 50%, che ha reso la vita difficile per molti nel paese. I manifestanti si battono per la libertà contro il presidente Maduro che, a detta dell'analista Moisés Naím, sta uccidendo il Venezuela. È impopolare e schiaccerà le proteste». Chiunque conosca un po’ la situazione venezuelana, sa che si tratta di menzogne. Del resto, come ci ricorda il Diret­tore dell’edizione spa­gnola del Diplo, in un articolo pubblicato dal Manifesto: « In Ame­rica latina, Chá­vez è stato il primo lea­der progressista –dai tempi di Sal­va­dor Allende– che ha scelto la via demo­cra­tica per arri­vare al potere. Non si può capire il cha­vi­smo se non si con­si­dera il suo carat­tere profondamente democratico. La scom­messa di Chá­vez ieri, e di Nico­lás Maduro oggi, è il socia­li­smo demo­cra­tico. Una demo­cra­zia non solo elet­to­rale. Anche eco­no­mica, sociale, culturale. In 15 anni, il cha­vi­smo ha riconosciuto a milioni di per­sone –che in quanto poveri non ave­vano carta d’identità– lo sta­tuto di cit­ta­dini e ha con­sen­tito loro di votare. Ha devo­luto oltre il 42% del bilan­cio dello Stato agli inve­sti­menti sociali. Ha tolto dalla povertà 5 milioni di per­sone. Ha ridotto la mor­ta­lità infan­tile. Ha sra­di­cato l’analfabetismo. Ha mol­ti­pli­cato per cin­que il numero di mae­stri nella scuola pub­blica (da 65.000 a 350.000). Ha creato 11 nuove uni­ver­sità. Ha con­cesso pen­sioni d’anzianità a tutti i lavo­ra­tori (incluso quelli del set­tore infor­male). Que­sto spiega l’appoggio popo­lare che ha sem­pre avuto Chá­vez, e le recenti vit­to­rie elet­to­rali di Nico­lás Maduro[…]Dun­que: è a rischio la demo­cra­zia in Vene­zuela? Sì, per­ché è minac­ciata, una volta di più, dal gol­pi­smo di sem­pre».
La conoscenza allora -per ritornare a quanto scrivevo all'inizio- come dice Aristotele, è un atto di libertà. Un atto di libertà che non sia finalizzato al raggiungimento di nessun utile personale, ma solo al sapere. Allo stesso modo, un uomo si dice libero se esso non sia asservito ad altri. Tempi bui corrono, mi sembra, per la conoscenza e gli uomini liberi!

venerdì 21 febbraio 2014

LA MALAFEDE DEI MEDIA ITALIANI, SULLA GUERRA CIVILE IN ATTO IN UCRAINA, NON HA LIMITI. E MENTRE SI APPOGGIA, INCONDIZIONATAMENTE, UNA PIAZZA ED UN’OPPOSIZIONE FILO EUROPEISTA, MA GUIDATA DA ELEMENTI DI ESTREMA DESTRA E PALESEMENTE FASCISTI, SI RAGGIRANO I CITTADINI, ARRIVANDO A MOSTRARE PERSINO FALSE FOTO!

La malafede, ai fini della manipolazione delle coscienze di lettori e video-utenti, da parte della stampa e della TV italiana, che rispondono ad interessi capital-imperialistici ben precisi, non ha limiti. Oramai, i cittadini del belpaese vengono sistematicamente deprivati di una reale informazione e della possibilità di formarsi un loro giudizio critico. Questo lo dico da giornalista che, sempre più spesso, si vergogna della categoria cui appartiene e che, forse, perciò non lavora da tre anni. Preferisco non farlo, attualmente, questo lavoro, se il prezzo da pagare è la mia dignità. Comunque, al di là delle amare considerazioni personali, che poco interessano, veniamo al fatto.
Stamattina, L'Agorà -programma in onda su RAI3 e diretto da Gerardo Greco- ha toccato veramente il fondo. Invitata, per una breve intervista, in diretta dalla Camera dei Deputati, la figlia di Julija Tymošenko, Yevhenia Tymoshenko, per accreditare l’Italia tra i sostenitori della rivolta/farsa, fintamente democratica, in atto a Kiev, e per dimostrare le vessazioni alle quali sarebbe sottoposta la madre -la Giovanna d'Arco della cosiddetta Rivoluzione Arancione- viene mandata in onda una foto, nella quale Julija, attualmente agli arresti presso un ospedale della capitale ucraina, viene ritratta mentre, su un letto, mostra dei lividi.
Ora, tralasciamo per un attimo il fatto. Io non voglio soffermarmi, più di tanto, su quanto sta accadendo in Ucraina. La situazione, però, va doverosamente precisato, al di là di quanto ci ammanniscono, mentendo spudoratamente, i media nostrani e i più diversi blog d’informazione, non attiene ai diritti, ma ad un cruento regolamento di conti –risalente, tra l’altro, al dopo U.R.S.S.- tra due diverse sponde del potere finanziario , economico e neocolonialista. Insomma, si stanno scontrando lì due fascismi. Anzi tre. Uno prettamente nazionalista -praticamente nazista- che, pur appoggiando strumentalmente la protesta filoeuropea, vorrebbe, in ultima istanza, la patria Ucraina svincolata, tanto dal giogo russo che da quello europeo; un altro, un fascismo più subdolo, finanziario direi –la cui icona è proprio la Tymošenko- che vorrebbe l'entrata dell'Ucraina nell'UE -da cui è opportunamente foraggiato- per permettere all'imperialismo occidentale di sfruttare, a proprio vantaggio e a discapito della concorrente Russia, gli importantissimi gasdotti ivi situati; infine, quello filorusso, che ha la sua peculiare origine nella russofona Crimea, e che trova la sua sponda nelle mire imperialistiche dello Zar Putin, che vuole, appunto, continuare ad avere il dominio sull'Ucraina. Anche per quest' ultimo motivo, faccio fatica a comprendere il sostegno, che francamente ritengo irresponsabile e frutto di miopia politica, otre che di una mancata e approfondita analisi -cosa gravissima per dei marxisti- dato, da molti comunisti e compagni, al filorusso Viktor Janukovyč. Putin è un fascista, non si può negarlo, e Janukovyč è a capo di un governo da lui finanziato. Un fascista corrotto e, se proprio vogliamo ricondurre tutto all'Italia, amico di quel Berlusconi che, comunista, non mi è mai sembrato essere. A meno che, non si ragioni sempre, e in maniera a dire il vero per me avvilente, nell’esclusiva ottica del solo anti-colonialismo USA e Occidentale. In poche parole, seguendo quella regola per cui il nemico del mio nemico è mio amico. Io sono marxista, comunista e internaziolista e, quindi, mi batto e mi spendo per la liberazione dei popoli da ogni oppressione fascista, capitalista e imperialista, non soltanto da quella USA od Europea. Fatta questa dovuta digressione, c’è da precisare anche, giusto en passant, che la Giovanna d’Arco, leader dell'opposizione ucraina, è in galera per aver manipolato il mercato e per aver firmato un accordo capestro sul gas, proprio con Putin e Gazprom. Cioè, in poche parole, proprio quello di cui, oggi, l’opposizione accusa il presidente, regolarmente e democraticamente eletto, questo va sottolineato, Janukovyč . Senza contare le ingenti ricchezze personali, accumulate dalla zarina ucraina, proprio con lo stoccaggio del gas, per fare aumentare le imposte a spese del suo popolo. Roba che se fosse avvenuta negli USA o in qualunque altro paese “democratico” occidentale, in galera ce l’avrebbero lasciata, giustamente, per un bel pezzo. Mentre in Italia, che è un’anomalia, forse in galera non ci sarebbe andata, ma tutti i benpensanti, giustizialisti e manettari –che oggi, tra l’altro, sono i più accesi sostenitori dell’opposizione falsamente democratica che occupa la piazza- l’avrebbero invocata a gran voce, stiamone certi. Bisogna farsene una ragione: la democrazia, in occidente, la concepiamo a seconda delle nostre convenienze economiche e geopolitiche e, cosa ancor più preoccupante, culturali. Quindi, si sprecano gli osanna e gli appelli in favore della bella e spregiudicata Julija, la cui carcerazione viene utilizzata, a ingannevoli e spregevoli fini propagandistici, per appoggiare, senza alcuna riserva, la protesta antigovernativa. Che poi questa sia gestita, strategicamente e militarmente, da forze neonaziste, poco importa. L’importante è mostrare il simulacro -solo quello è rimasto, in Italia- della democrazia e prendere per il culo i cittadini sprovveduti!
E proprio nel solco della vile mistificazione, s’inserisce l’episodio della fotografia di Julija Tymošenko, mostrata stamattina da L’Agorà. In questa foto, come si diceva più sopra, ella viene ritratta su un letto di ospedale, mentre mostra dei lividi che le sarebbero stati procurati da violenze subite durante la prigionia. La foto, viene detto, è di pochi giorni fa. Essendo dotato, fortunatamente, di una discreta memoria, ricordavo di averla già vista, quella foto. Così, mi sono messo al PC e ho cominciato a cercare. Difatti, l’ho trovata. Quella foto, a parte dimostrare ben poco delle supposte violenze subite, risale almeno due anni fa, come si può constatare dall’articolo cui si accompagna, che data 2012. Dunque, il dubbio è che venga fatta girare, di continuo, ogni volta che se ne presenta l’occasione e ce ne sia l’esigenza.
A questo punto, lascio a voi le considerazioni. Dico solo, da giornalista, che se questo lavoro non viene fatto secondo quell’etica che dovrebbe servire ad accertare la verità e al servizio dei cittadini, allora è meglio non farlo. Diversamente, si getta in un cesso la propria coscienza ed il rispetto per sé stessi.

VERGOGNA!!!

martedì 18 febbraio 2014

GLI ANNI SPEZZATI DELLA TORTURA DI STATO.


Il 26 novembre 2013, per la seconda volta, una sentenza della magistratura -segnatamente, la corte di appello di Perugia- ha riconosciuto l’uso della tortura contro gli arrestati per fatti di lotta armata. Nicola Ciocia, un ex funzionario Ucigos, a cui il vice questore Umberto Improta ed il prefetto De Francisci ricorrevano, su mandato del governo, per torturare gli affiliati alle BR, è stato considerato, dai magistrati di quella corte, “gravato da forti indizi di reità”. Ciocia era noto, nell'ambiente, con il soprannome, fortemente evocativo, di prof. De Tormentis, per il dolore che riusciva ad infliggere, durante gli interrogatori, ai malcapitati. Il Ciocia si avvaleva, nell'attuazione di questa "umanissima" azione inquisitoria, della collaborazione di altri fidati ufficiali, il cui gruppo era denominato "I cinque dell'Ave Maria". Diverse erano le raffinate tecniche di tortura utilizzate: tra esse, quella del waterboarding e, nei confronti delle donne, le pesanti molestie sessuali. E come poteva essere diversamente, del resto! Episodi, questi, che fanno tornare alla memoria la cosiddetta Villa Triste, a Milano, dove la banda del criminale fascista Koch torturava, con la degna compagnia delle SS naziste, i combattenti per la Resistenza e gli oppositori della Repubblica Sociale, per estorcere loro confidenze.
Così, dunque, lo stato borghese della "democratica" Repubblica Italiana, serva da sempre dell'imperialismo capitalista, ha truccato le carte per uccidere, nella culla, il tentativo rivoluzionario comunista, in atto in Italia durante gli anni '70/'80. Se una cosa del genere fosse avvenuta a Cuba, nell'URSS, nella DDR, in Cecoslovacchia o in qualsiasi altro paese socialista, si sarebbe gridato immediatamente –come d’altronde si è gridato- alla violazione dei diritti umani e all'atrocità criminale dei regimi comunisti, incapaci di tollerare i dissidenti. Trattandosi dell'Italia però -o anche degli USA, come pure di qualsiasi altro paese sotto l'egida della NATO- tali pratiche sono state, e sono tuttora, ovviamente consentite e giustificate, in quanto atte a difendere la meravigliosa e unica democrazia: quella occidentale. Quella democrazia degli affari, delle mafie, della corruzione, delle banche e della massoneria, il cui solo risultato è il progressivo massacro sociale, al quale stiamo, purtroppo, assistendo inermi.
Sia ben chiaro: le Brigate Rosse sparavano, uccidevano e si consideravano in guerra con lo stato Italiano. E in guerra, specie durante una guerra civile, non si va troppo per il sottile e la violenza può spesso assumere tinte brutali. Quei compagni -per me tali sono- credo ne fossero consapevoli ed erano anche pronti a pagarne le dure conseguenze. Molti ci hanno lasciato, infatti, la vita! Quello che, tuttavia, è inammissibile e mi da francamente la nausea, provocandomi una rabbia fredda, ai confini con l’odio, è la volgare e avvilente retorica di uno stato che, definendosi democratico, ha l'arroganza di ritenersi al di sopra delle sue stesse leggi, credendo, poi, di poter ammannire a tutti -anche attraverso l'uso sapiente dei media di regime- le sue zuccherose favolette auto assolutorie. Come quelle per cui, in pratica, una volta catturati, quei cattivoni dei Brigatisti, al solo cospetto degli irreprensibili e moralissimi rappresentanti istituzionali dello Stato, si sarebbero gettati in lacrime tra le loro amorevoli braccia e avrebbero confessato tutte le malefatte. Né più né meno, insomma, come davanti al prete o inginocchio di fronte al crocefisso. Kafkiani poteri di una Legge che, seppur umana, ha in sé la rifulgente luce del divino, e mai smarrito, tocco Demo-Cristiano e un po’ Fascista!







domenica 9 febbraio 2014

SOLIDARIETA’ AL MOVIMENTO NO TAV E AI COMPAGNI IN LOTTA…MA NON SOLIDARIZZO CON GRILLO!







ALLORA, LO SCRIVO MAIUSCOLO, COSI' FORSE ARRIVA MEGLIO.
NON CONDIVIDO L'ATTEGGIAMENTO INQUISITORIO DELLA MAGISTRATURA, CHE CONSIDERO, COMUNQUE, UN'ESPRESSIONE DEL POTERE BORGHESE. APPOGGIO DA SEMPRE IL MOVIMENTO NO TAV E I COMPAGNI IN LOTTA, CONDANNANDO, DI CONSEGUENZA, IL TENTATIVO DI CRIMINALIZZAZIONE CHE, DI QUEL MOVIMENTO, SI TENTA DI METTERE IN ATTO, ANCHE ATTRAVERSO UN USO STRUMENTALE DELLA GIUSTIZIA, CON L’INVENZIONE, AD ESEMPIO, DEL FANTOMATICO REATO DI TERRORISMO. MA NON DO IL MIO SOSTEGNO AL MILIARDARIO GRILLO, CHE CONSIDERO, PER UN' INFINITA' DI MOTIVI, UN SINTOMO STESSO DI QUESTA CRISI, TUTTO INTERNO AL CAPITALISMO FINANZIARIO, NONCHE' UN AVVERSARIO DELLE MIE IDEE, CHE SONO E RESTANO DI MATRICE MARXISTA! A TAL PROPOSITO, FORSE SI DIMENTICA O NON SI CONOSCE LA PROPOSTA AVANZATA DAI GRILLINI, APPENA UN PAIO DI MESI FA, IN UN EMENDAMENTO PRESENTATO IN COMMISSIONE CULTURA –DOPO SGARBI CI MANCAVANO I GRILLINI, AHIME’- DI CANCELLAZIONE DELLA PAROLA SOCIALISMO, ALLA QUALE SI PROPONE DI SOSTITUIRE LA LOCUZIONE “CULTURA SOCIALE”. EVIDENTEMENTE, L’ IGNORANZA DI QUESTI SIGNORI PORTA LORO AD ATTRIBUIRE UN VALORE SEMANTICO ESSENZIALMENTE NEGATIVO AL TERMINE, RELEGANDOLO ESCLUSIVAMENTE AL VERGOGNOSO PASSATO CRAXIANO,TUTTO ITALIANO. E QUESTO, SENZA CONSIDERARE, NEL LORO FURORE POST-IDEOLOGICO, LA VALENZA STORICA, FILOSOFICA, ECONOMICA DI QUELLO STESSO TERMINE. IN TAL SENSO, VORREI RICORDARE, A TUTTI QUELLI CHE SONO SEMPRE PRONTI A PENDERE DALLE LABBRA DI QUALCUNO E AD ABBRACCIARNE, IN SUA VECE, LA SALVIFICA CROCE –MALE ATAVICO DI QUESTO PAESE- QUANTO SCRISSE, SUL POPOLO D’ITALIA, IL SINDACALISTA FASCISTA, ENRICO CORRADINI: «IL SUPERAMENTO DEL SOCIALISMO, NON LA DISPERSIONE, NON LA DISTRUZIONE DELL’OPERA SOCIALISTA. QUESTO È BUONO AFFERMARE, IN OCCASIONE DELLO SCIOPERO DEI SINDACATI FASCISTI [...] VI È FRA SOCIALISMO E FASCISMO UN NESSO STORICO, OSO DIRE UNA CONTINUAZIONE STORICA [...] IL FASCISMO SUPERA IL SOCIALISMO, MA RACCOGLIE I BUONI FRUTTI DELL’OPERA SOCIALISTA E SECONDO LA SUA PROPRIA LEGGE, QUANDO OCCORRA, TALE OPERA CONTINUA». ASSERZIONI SU UN IPOTETICO SUPERAMENTO DELLE IDEE SOCIALISTE E COMUNISTE CHE, PURTROPPO, SENTO SPESSO AFFIORARE ANCHE SULLA BOCCA DI NUMEROSI GRILLINI –NE CONOSCO TANTI- TEMO DIGIUNI DI CONOSCENZA STORICA E PRIVI DI UNA VISIONE POLITICA PROSPETTICA, RIGUARDO AD UN SIMILE SMANTELLAMENTO SUL PIANO CULTURALE, ANCOR PRIMA CHE SU QUELLO POLITICO. INOLTRE, ANCHE SE GRILLO SMENTISCE, IL M5S SEMBREREBBE IN PREDICATO DI ADERIRE, NELL’IMMINENZA DELLE ELEZIONI EUROPEE, ALL'ALDE: IL GRUPPO PIÙ LIBERISTA ED EUROPEISTA DEL PARLAMENTO EUROPEO, DEL QUALE GIÀ FANNO PARTE IL PARTITO REPUBBLICANO DI LA MALFA, I RADICALI DI PANNELLA ECC…
PER QUANTO RIGUARDA, INVECE, L’APPOGGIO CHE, PARE, ERRI DE LUCA ABBIA DATO A GRILLO E CHE MI VIENE CITATO, DA PIU’ PARTI, COME L’INEQUIVOCABILE DIMOSTRAZIONE CHE NON SI POSSA NON DARE SOLIDARIETA’ AL GENOVESE, RISPONDO: DE LUCA –UOMO E SCRITTORE CHE STIMO- PUO' FARE E DIRE CIO' CHE VUOLE, CI MANCHEREBBE. MA NON E' CHE SE UN ESPONENTE IMPORTANTE DEL MONDO DELLA CULTURA, ANCORCHE' COMUNISTA, DICE QUALCOSA, GLI VADO DIETRO A PRESCINDERE. E’ MIA ABITUDINE RAGIONARE, VALUTARE E DISCERNERE, CERCANDO SEMPRE DI ESERCITARE IL MIO PERSONALISSIMO GIUDIZIO CRITICO. M'INQUIETA, INVECE, CHI SI LASCIA INFLUENZARE DA CHIUNQUE APRA BOCCA. SIA ESSO UN INTELLETTUALE DI VAGLIA, O UN VOLGARE COMICO MILIARDARIO CHE, PER INCISO, PENSA DI FARE LA RIVOLUZIONE A SUON DI POMPINARE E DI VAFFANCULO. GIUSTO PER CHIARIRE!