Rothko Chapel
domenica 2 novembre 2014
GRILLO E LE TANTE FACCE DEL CAPITALE INTERNAZIONALE
Le ambiguità di Landini le ho sempre riconosciute, questo è noto. Il ricorso all' accordo del 10 gennaio sulla rappresentanza sindacale -per inciso, rigettato dagli iscritti FIOM, tramite referendum- al fine di tenere fuori i sindacati di base dalle fabbriche è, diciamolo chiaro, una contraddizione, che non tiene conto della volontà espressa degli stessi operai. In pratica, significa ricorrere al padrone per garantire privilegi alla FIOM; i suoi ambivalenti rapporti col PD celano equivocità intollerabili; come pure le sue aperture di credito a Renzi e ad alcuni dispositivi del Jobs Act. Detto ciò, che Beppe Grillo attacchi Landini, definendo le sue dichiarazioni, fatte durante le cariche della polizia agli operai di Terni, "patetiche sceneggiate", è semplicemente vergognoso. Un insulto alla classe operaia, prima ancora che al segretario della FIOM. Il capo del M5S, non ha mai alzato la voce, infatti, contro Marchionne –se non forse, all’inizio, in qualche breve post, come fumo negli occhi- ed ha sempre evitato, in seguito, di schierarsi nel conflitto tra Capitale e Lavoro, dichiarando, invece, in più occasioni, la sua avversione ai sindacati. E se a questo si aggiungono le sue strumentali dichiarazioni sul superamento delle ideologie, l'interclassismo proprio del Movimento, il suo feeling con i fascisti, ai quali non manca di fare continui appelli -tanto è vero che molti dei suoi passano nelle fila dei nazifascisti di Forza Nuova- il quadro risulta chiarissimo. Grillo e i 5 Stelle, come ho ripetuto più volte, altro non sono che una delle tante facce che il Capitale assume, per spezzare la possibile e pericolosa, per le borghesie, unità delle classi lavoratrici.
Come nota Chossudovsky, in "La fabbrica del dissenso": sono le stesse elite finanziarie a foraggiare movimenti popolari -come quello pentastellato, per intenderci- apparentemente anticapitalisti ed antiglobalizzazione, che non risultino nocive per sé stesse. Insomma, un modo per controllare rischiose derive marxiste. Oramai, si governa non solo costruendo il consenso, ma anche fabbricando dissenso, tramite soggetti venduti agli interessi del Capitale monopolistico. Grillo è palesemente uno di questi soggetti. Basti considerare le sue alleanze europee, le sue oscillazioni nel quadro politico, sempre all'insegna dell'ambiguità, le sue dichiarazioni razziste, la sua sollecitazione della rabbia viscerale, immediata, mai indirizzata verso un progetto di società, che non si comprende quale dovrebbe essere. Insomma, Grillo è un parafascista, al servizio delle borghesie finanziarie, che si approfitta della buona fede di cittadini, stanchi dell'attuale situazione di crisi, economica, politica, morale, e animati dal sincero desiderio di cambiamento. Il problema è che con Grillo non si cambia. Si finisce dritti tra i denti aguzzi dei padroni.
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