Ciò chiarito, andare allo scontro significa rigettare in toto il pagamento degli interessi sul debito, la restituzione del debito stesso -arma imperialista, come disse Thomas Sankara- rifiutare il fiscal compact in costituzione e qualunque altro accordo di stampo mercantile: che si chiami TTIP o WTO; affossare lo strapotere del mercato e delle multinazionali, che ne controllano gli andamenti con i fondi speculativi, contrastare l'Imperialismo, in ogni sua forma -vale a dire economica o militare- ma, soprattutto, marcare una forte connotazione di Classe nella composizione della massa critica, all'interno del blocco sociale da costruire. Con queste premesse, almeno personalmente, non credo ad alcuna riedizione di Tsipras in salsa italica o di una novella Podemos, che pure parla di rinegoziazione dei trattati europei. E non m'interessa il movimento DiEM 25, lanciato da Varoufakis e al quale pare accodarsi De Magistris. Iniziative senz'altro interessanti, con cui dialogare e aprire un confronto, ma che commettono tutte lo stesso errore: sperano di riformare l'Europa. Un'entità irriformabile, per la sua stessa natura. La natura di un gioco ad incastro di Potentati Finanziari, Borse, Banche, Multinazionali, Apparati Militari, Leggi, Agenzie di Rating e predominio USA, cui fanno riferimento i due più importanti organismi sovranazionali di controllo e indirizzo dell'economia mondiale: FMI e Banca Mondiale. Il tutto organizzato in una sorta di RisikoMonopoli, dove i dadi (Le Democrazie) sono truccati e le alleanze imperialiste si susseguono a guerre inter-imperialiste, sui campi di battaglia o sui grafici di Borsa; e di cui a fare le spese sono i paesi e i popoli più poveri, specie quelli del Sud. Dunque, tornando al punto di partenza, ribadisco che, secondo me, l'Europa non si riforma. L'Europa, quest'Europa, nel solco della più drammatica crisi che attraversa il Capitalismo dal giorno del suo avvento, va sovvertita. E' il compito dei Comunisti, da sempre. La soluzione è lo scontro, costi quel che costi. Perché, come diceva Che Guevara: "In una rivoluzione, se è vera, si vince o si muore".
Rothko Chapel
venerdì 24 giugno 2016
L'IRRIFORMABILITA' DELL'EUROPA, IL CHE FARE(?) DEI COMUNISTI E L'ELEMENTO DI CONFUSIONE ROSSOBRUNO
Ciò chiarito, andare allo scontro significa rigettare in toto il pagamento degli interessi sul debito, la restituzione del debito stesso -arma imperialista, come disse Thomas Sankara- rifiutare il fiscal compact in costituzione e qualunque altro accordo di stampo mercantile: che si chiami TTIP o WTO; affossare lo strapotere del mercato e delle multinazionali, che ne controllano gli andamenti con i fondi speculativi, contrastare l'Imperialismo, in ogni sua forma -vale a dire economica o militare- ma, soprattutto, marcare una forte connotazione di Classe nella composizione della massa critica, all'interno del blocco sociale da costruire. Con queste premesse, almeno personalmente, non credo ad alcuna riedizione di Tsipras in salsa italica o di una novella Podemos, che pure parla di rinegoziazione dei trattati europei. E non m'interessa il movimento DiEM 25, lanciato da Varoufakis e al quale pare accodarsi De Magistris. Iniziative senz'altro interessanti, con cui dialogare e aprire un confronto, ma che commettono tutte lo stesso errore: sperano di riformare l'Europa. Un'entità irriformabile, per la sua stessa natura. La natura di un gioco ad incastro di Potentati Finanziari, Borse, Banche, Multinazionali, Apparati Militari, Leggi, Agenzie di Rating e predominio USA, cui fanno riferimento i due più importanti organismi sovranazionali di controllo e indirizzo dell'economia mondiale: FMI e Banca Mondiale. Il tutto organizzato in una sorta di RisikoMonopoli, dove i dadi (Le Democrazie) sono truccati e le alleanze imperialiste si susseguono a guerre inter-imperialiste, sui campi di battaglia o sui grafici di Borsa; e di cui a fare le spese sono i paesi e i popoli più poveri, specie quelli del Sud. Dunque, tornando al punto di partenza, ribadisco che, secondo me, l'Europa non si riforma. L'Europa, quest'Europa, nel solco della più drammatica crisi che attraversa il Capitalismo dal giorno del suo avvento, va sovvertita. E' il compito dei Comunisti, da sempre. La soluzione è lo scontro, costi quel che costi. Perché, come diceva Che Guevara: "In una rivoluzione, se è vera, si vince o si muore".
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